Il mistero della morte del boss Bardellino, ora un amico del fratello chiede di parlare

Casal di Principe, Favoccia pronto a confrontarsi con gli inquirenti sull’arma che gli venne trovata in casa durante la perquisizione innescata dall’indagine sull’agguato al nipote del boss.

Antonio Bardellino e Giuseppe Favoccia

Un amico storico di Ernesto Bardellino, fratello del più noto Antonio (per i giudici di Spartacus ucciso nel 1988 in Brasile, per la Dda probabilmente, se non ancora vivo, deceduto negli anni successivi, ma non per mano di Mario Iovine). Di chi parliamo? Di Giuseppe Favoccia, 73enne di Formia. Le cronache si sono interessate a lui quando la sua abitazione, il 26 luglio scorso, venne perquisita, su ordine della Procura di Napoli, per fare luce sull’agguato a Gustavo Bardellino (nipote del boss Antonio) avvenuto nel febbraio 2022.

Un controllo che rientra, però, in un’inchiesta più ampia tesa a documentare il presunto asse tra un’ala del clan dei Casalesi e i bardelliniani esiliati a Formia, e che ha come sottotesto il tentativo di far luce su cosa sia realmente successo al boss Antonio. Mentre gli investigatori setacciavano la casa di Favoccia trovarono una pistola, con matricola abrasa, che fece scattare il suo arresto. Ed ora l’amico di Ernesto Bardellino ha deciso di voler parlare con i magistrati di quella semiautomatica.

A rendere il personaggio intricante, arma a parte, però sono alcune sue dichiarazioni carpite dai poliziotti del commissariato di Formia nel 2015: disse che Antonio Bardellino era vivo, che sarebbe stato in Italia nel 2010 e nel 2014, in occasione del matrimonio di un figlio, e riferì pure di averlo visto a New York e che aveva interessi imprenditoriali in Spagna. Parlando della pistola con i magistrati, non è da escludere che il ragionamento finisca su quelle informazioni sul boss che aveva dato qualche anno fa.

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