Indagine su Schiavone, spunta il ‘facilitatore’ Elio Della Corte. Il pentito: “Era un massone”

CASAL DI PRINCIPE Della laurea honoris causa conferita a Nicola Schiavone ‘o munaciello dalla Pro Deo di New York, la stessa università che ne aveva assegnata una a Licio Gelli, gran maestro venerabile della Loggia P2, abbiamo già scritto. E nelle scorse settimane abbiamo pure scritto degli ipotizzati legami del casalese con la Colonna Traiana, loggia occulta beneventana. Si tratta di circostanze che la Procura distrettuale antimafia di Napoli, impegnata ad indagare su ‘o munaciello, padrino del primogenito del capoclan Francesco Schiavone Sandokan, ha definito come tracce di legami massonici.

Fattore Della Corte

Elementi sicuramente suggestivi. E a rendere il quadro ulteriormente misterioso c’è pure un altro fattore: ad indicarlo ai magistrati della Dda è stato proprio il figlioccio (e omonimo) di Schiavone, collaboratore di giustizia dal 2018: “Tra le persone con le quali mi risulta che Nicola Schiavone avesse frequenti rapporti d’affari, vi era un tale Elio Della Corte. Per quanto a mia conoscenza – ha riferito il figlio di Sandokan – si tratta di un ‘facilitatore’ che io non ho mai conosciuto e che ha avuto rapporti di conoscenza con Gennaro Mastrominico per nostro conto, ed in particolare per conto di mio padre che quando era latitante ne 1998 li mise in contatto”.
Il personaggio, menzionato quattro anni fa dal pentito Schiavone, viene tirato in ballo pure da Carmine Schiavone (cugino di Sandokan), anche lui collaboratore di giustizia (scomparso nel 2015): “So che Della Corte era massone e tale qualifica lo aiutava negli interventi presso i magistrati”. Insomma, una sorta di ‘aggiusta processi’.
Del ‘facilitatore’ si occupò nel 1996 anche il quotidiano La Repubblica, definendolo come un personaggio “in odor di squadra, compasso e grembiulino”.

La Efeso

Della Corte, oggi 79enne, è amministratore unico della ‘Studio Della Corte’ con sede a Napoli, società che fornisce consulenza e assistenza in materia di studi e indagini di mercato. I carabinieri hanno accertato che indirettamente ha avuto rapporti con il settore delle Ferrovie dello Stato (tanto caro per la Dda a ‘o munaciello). Come? Attraverso la società Efeso Editoriale Ferrovie dello Stato Spa, che ha avuto in Mario Fortunato, cognato di Della Corte, il suo amministratore. E in questa azienda hanno lavorato diversi congiunti del 79enne.
A parlare di Elio è stato anche lo storico avvocato e parlamentare sammaritano, Alfonso Martucci, scomparso nel 2008: “La sua forza di penetrazione in una parte della società bene napoletana – disse il legale negli anni Novanta – era data soprattutto dalle sue conoscenze nel campo sanitario”.

I collaboratori di giustizia

Della Corte sarebbe stato noto pure a Pasquale Galasso, ex mafioso di Poggiomarino: “Lo conoscevo da quando trascorrevo il periodo di latitanza al Grand Hotel Miramare di Formia nei primi anni Ottanta. Elio Della Corte mi fu presentato da Luigi e Angelo Magliulo di Afragola, dei quali già all’epoca Della Corte curava gli interessi giudiziari fungendo da tramite per la corruzione di magistrati”. Secondo Carmine Schiavone, anche Antonio Bardellino avrebbe ‘usato’ Della Corte: presso la sua abitazione il boss dei Casalesi, ha dichiarato il cugino di Sandokan, avrebbe trascorso un periodo di latitanza.

Non solo supporto logistico. Schiavone ritiene che Della Corte avrebbe fatto da intermediario, presso gli ambienti giudiziari, per aiutare Sandokan e Francesco Bidognetti: “A Napoli – disse il collaboratore nel 1993 – anche grazie all’intervento di Della Corte, Rodolfo Statuto e dell’avvocato Martucci, si era riusciti a fare assolvere Schiavone e Bidognetti”. E’ ancora Schiavone che nel 1995 collegò il facilitatore a Lorenzo Nuvoletta e Luigi Romano: “Era inserito negli ambienti giudiziari del napoletano e della Cassazione. So che Della Corte era massone e tale qualifica lo aiutava negli interventi presso i magistrati”.

Tornando alle frequentazione con il settore ferroviario, a fornire elementi sul tema agli inquirenti è stato il commercialista Renato Grisolia: “L’ho visto tre volte all’albergo Raphael. Si incontrava con l’onorevole Antonio Caldoro, già presidente dell’Istituto nazionale trasporti e già consigliere di amministrazione delle Ferrovie dello Stato”.

Altro parallelismo interessante tra ‘o munaciello e Della Corte che merita di essere citato: se il primo ha battezzato Nicola, il figlio di Sandokan, il secondo, stando alle informazioni rese dal pentito Antonio Abbate, è il padrino del figlio di Antonio Lubrano, esponente del clan Ligato-Lubrano radicato a Pignataro Maggiore. “Spesso – aggiunse Abbate nel 2001 – lo vedevo dai Nuvoletta a Marano”.
Inciso doveroso. Le informazioni fornite dai pentiti non sono oro colato. Vanno riscontrate.

L’indagine

Le frequentazioni di Nicola Schiavone documentate dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta per i pm Antonello Ardituro e Graziella Arlomede sono fondamentali per tracciare e mostrare ai giudici il suo profilo. E analizzandolo emerge la spiccata capacità di inserirsi in ambienti importanti della società. Attitudine che, secondo la Procura distrettuale, avrebbe usato per favorire il clan dei Casalesi di cui, questa l’accusa, ha fatto parte. ‘O munaciello è sotto indagine per associazione mafiosa e, dicono i pm, avrebbe anche messo in piedi un sistema di corruzione grazie al quale sarebbe riuscito a far aggiudicare a ditte a lui vicine diversi appalti gestiti da Rete ferroviaria italiana. Della Corte, su cui pure si sono concentrati gli investigatori, è estraneo all’inchiesta che ha coinvolto Schiavone ed è innocente fino a prova contraria (non è mai stato condannato per reati di mafia). Stessa precisazione va fatta per la società Efeso, per Fortunato, Statuto, Caldoro, Mastrominico e per il compianto Martucci.

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