La città ma(i)s bonita

Piccolo esempio, tra centinaia possibili, di come Napoli sia distante dal resto d’Europa. E senza nemmeno scomodare i disservizi e le questioni sindacali in seno a ogni azienda di trasporti del territorio. Sono atterrato a Lisbona una manciata di giorni prima del 25 aprile. Giornata della Liberazione in Italia, ma anche Giornata della Libertà in Portogallo, che cade nell’anniversario e tiene vivo il ricordo della Rivoluzione dei Garofani del ‘74 che sancì la fine della dittatura e dell’Estado Novo di António de Oliveira Salazar. Dicevamo, da buon turista quale sono avevo necessità di raggiungere il centro della città, precisamente Rua do Arsenal, a pochi metri dalla Piazza del Commercio, quello splendido slargo fronte Tago che si apre per tantissimi metri quadrati fino all’imponente Arco di Rua Augusta. Siamo atterrati (io e mia moglie) a Lisbona intorno alle 8.55 locali. In un aeroporto grande e ordinato, ho trovato con facilità le indicazioni per l’uscita verso la metropolitana della città portoghese. L’ingresso della metro era praticamente di fronte all’uscita dall’aeroporto, circa venti passi. Abbiamo preso le scale che conducevano ai tornelli. Appena superate, sulla sinistra una fila di obliteratrici ci attendeva per il pagamento (in contanti o con POS) del biglietto. Un uomo in pettorina e DPI si offriva, in portoghese e inglese, di aiutarci nella procedura di acquisto. Ho fatto cenno che era tutto ok, ma ho sbagliato comunque a prendere il biglietto (stampato come una tessera ricaricabile in una sorta di cartoncino). Poco male, a due passi c’era l’help desk della metropolitana dove una donna con un inglese impeccabile risolveva in 35 secondi netti il problema.
Sono salito sul capolinea della linha vermelha (linea rossa) che dall’aeroporto proseguiva fino a São Sebastião incrociando le altre tre linee metropolitane cittadine. Ho raggiunto la mia destinazione con una semplicità disarmante e in non più di un’ora da quando ho lasciato l’aeromobile, godendo di quella mai troppo vecchia sorpresa di scoprire quanto sia bello camminare in una città linda, pulita e funzionale e dove le strisce pedonali sono rispettate quasi quanto un dogma.Oh, poi Lisbona le tiene tutte eh, quelle cose di cui qua facciamo vanto. Dallo street food al mare, fino ai panorami mozzafiato.
Poi però, come ogni viaggio, c’è un ritorno.
Non a molta distanza da quando a Napoli si festeggiava come la vittoria dello scudetto l’allestimento di quattro (e dico quattro) infopoint turistici “chiaramente” subappaltati a una ditta esterna (per far capire la strutturalità di tali azioni a sostegno del turismo che pure non è che non ci faccia capire di esistere) con tanto di sorriso di circostanza del sindaco Manfredi per la foto istituzionale (e non sono mancate critiche, raccolte dai giornali, su alcune piccole carenze di lingua inglese degli operatori impiegati che, certo, per quanto sono costati erano quantomeno deprecabili), dicevamo, atterravo a Capodichino. All’aeroporto, causa atterraggio alla controra del giorno festivo, poche persone. Non un infopoint ANM che desse supporto o indicasse quantomeno la via verso l’Alibus, unico mezzo di trasporto pubblico comunale che serve l’aeroporto con intervalli di circa venti minuti (quando tutto va bene). Durante il passeggio sull’assolato Viale Ruffo di Calabria i tassisti provano a fermare mia moglie, che tira dritto col bagaglio, poi parte un fischio e un apprezzamento rivolto al fondoschiena della stessa che resta strozzato in gola quando lo stesso nota la mia presenza a ruota. A pochi passi, due acchiappini in maniera fin troppo decisa e senza alcun tipo di divisa provavano a convincere noi – e una ragazza probabilmente molto giovane e appena arrivata in Italia con uno zaino carico di speranze – che con l’Alibus non ci avremmo messo meno di un’ora ad arrivare al centro (probabilmente vero) invitandoci quindi con insistenza quasi molesta di “avvalerci dei loro servizi” (abusivi, probabilmente). Il tutto nella totale noncuranza di un paio di auto di non ricordo quale Corpo delle Forze dell’Ordine che invece stazionavano a ridosso dell’area delle partenze, probabilmente intente a regolare il parcheggio selvaggio. E non immagino nemmeno se davvero avessi dovuto prendere l’Alibus per – tipo – arrivare a Piazza Garibaldi e sentirmi smarrito nel Deserto dei Tartari che è il capolinea della Linea 1.
Il Portogallo è messo meglio dell’Italia economicamente? Assolutamente no. Napoli è meno bella di Lisbona? Probabilmente no. Napoli merita tutto il bene che sta avendo con i turisti in visita? Sicuramente no. Il tutto ve lo scrivo dopo che – dimenticando come funzionano le strisce pedonali all’ombra del Vesuvio – mi stavano letteralmente arrotando nei pressi di via Cilea.

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