La gang delle aste giudiziarie. Tornano i ‘chiuovi’. La Dda: minacce da La Torre e De Crescenzo per garantire gli immobili ai Landolfo

Il figlio del capoclan e altri sei imputati rischiano il processo. In cinque rispondono di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso

Francesco Tiberio La Torre e Salvatore De Crescenzo

MONDRAGONE – Le aste giudiziarie erano diventate ‘cosa loro’. Se volevi partecipare e sperare di aggiudicarti un immobile del Litorale dovevi rivolgerti alla gang di La Torre: è la tesi della Dda messa nero su bianco dal pm Alessandro D’Alessio. Sono cinque le persone che, secondo la procura partenopea, facevano parte del gruppo criminale: si tratta di Mario, 57enne, e Massimo Landolfo, 28enne, entrambi residenti a Frattamaggiore, i mondragonesi Francesco Tiberio La Torre, 32enne, figlio del boss Augusto (non coinvolto nell’indagine), e il suo sodale, Salvatore De Crescenzo, 41enne, e Gioia Esposito, 39enne di Capua. Tutti sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a ‘turbare’ le aste giudiziarie e a minacciare chi cercava di inserirsi nelle varie procedura: condotte che, ha ricostruito l’Antimafia, avevano garantito alla cricca “l’esclusiva aggiudicazione delle aste”. Vincevano ‘facile’, senza avversari, perchè a spazzarli via sarebbe stato il figlio del padrino.

“Erano diventati un punto di riferimento per i soggetti interessati all’acquisto” degli immobili, ha sostenuto la procura distrettuale. Coinvolti nell’inchesta realizzata dai carabinieri del Reparto di Mondragone anche Pasquale Trano, 55enne e Giuseppe Giocondo, 34enne: ai due del Litorale vengono contestati singoli episodi di turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso.

La combriccola, stando a quanto accertato dagli investigatori, sarebbe stata dotata di una struttura stabile capace di inquinare il meccanismo delle procedure gestite dal palazzo di giustizia sammaritano. I Landolfo, assistiti dall’avvocato Ugo Cioffi, “soggetti inseriti nel settore delle aste immobiliari”, avvalendosi delle società Evoluzione immobiliare e Astrea e di personaggi legati alla camorra, “ottenevano – ha spiegato la Dda – piena libertà operativa lucrando sulle provvigioni dei clienti”. Allontanare dalle procedure chi ‘non era gradito’, chi non doveva aggiudcarsi l’immobile, perché già promesso ad altri, era compito di Francesco Tiberio La Torre e Salvatore De Crescenzo, difesi dagli avvocati Riccardo Ferone, Giovanni Lavanga e Alfonso Quarto. In soldoni i due, rispettivamente in carcere per altri reati a Torino e a Benevento, “consentivano che a Mondragone la famiglia Landolfo non avesse concorrenti nell’aggiudicazione degli immobili di interesse”. Presentare le offerte in tribunale, aggiudicarsi gli immobili seguendo le direttive dei Landolfo, invece, spettava a Gioia Esposito, difesa dall’avvocato Ferdinando Letizia. I reati contestati si sarebbero verificati tra il mese di settembre 2015 e maggio 2016.

Il pm Alessandro D’Alessio per i sette imputati ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si celebrerà ad ottobre dinanzi al gup Luca Della Regione. L’indagine è tesa dimostrare, ancora una volta, come, nonostante la quasi ventennale detenzione di Augusto La Torre, la cosca che ha fondato continua ad incidere sul territorio condizionando l’economia della provincia. A puntellare la tesi della Dda sono state le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia (Attilio Pellegrino, Donato Pagliuca e Giuseppe Perfetto) e le due informative redatte dai carabinieri della compagnia di Mondragone tra giugno e luglio 2017.

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