La manovra politica

Da più parti l’hanno chiamata “manovra politica”. Nel senso che “rispetterebbe” la “volontà politica” della nazione. Quella votante. Quella che probabilmente gridava al “Governo non eletto” eccetera eccetera. La prima manovra di bilancio targata Giorgia Meloni e sodali invece per talune logiche dovrebbe “rispettare la volontà popolare di chi l’ha votata”, con questa forte “impronta politica”.
La forte impronta politica sembra più un amarcord, un back in time. Resuscitare il Ponte sullo Stretto di Messina, o meglio (in maniera molto, molto italiana) la Stretto di Messina s.p.a. responsabile dell’opera e in liquidazione. Fasti di promesse che furono. Così come l’innalzamento del tetto limite per l’uso dei contanti. Niente di ché, eh. Era solo che usando le attuali tecnologie e la tracciabilità (mi sembra di gridare honestà come quelli di quel Movimento che aveva stravinto le penultime elezioni) si complicava la vita di chi voleva operare sottobanco, cosa consigliatissima in un Paese famosissimo per l’evasione fiscale con stime top in Europa (e che ve lo dico a fare). Fa niente, avranno pensato: sembra una cosa contro le banche, le banche notoriamente sono cattive e responsabili di tutti i nostri problemi, quindi torniamo indietro nel tempo anche qui. E ok. Reddito di Cittadinanza? Brutto, anche quello: il problema di chi guadagna poco è chi guadagna meno e poi sai quante truffe? Che fa per quelle centinaia di migliaia di aventi diritto che avevano recuperato un po’ di dignità, cancelliamo. Indietro nel tempo anche qui. Poi c’è la tregua fiscale, non dimentichiamola. Hai una cartella da 1.000 euro? Se arrivano con la cartella, a seguito di un illecito (presunto), non sono soldi sottratti direttamente al votante di cui la volontà popolare. E allora torniamo indietro, torniamo a prima del 2015 e facciamo finta che non sia accaduto niente.
In attesa che il Parlamento sposti le nostre lancette molto indietro, tra le pieghe della manovra compare anche l’addio all’obbligo POS per gli acquisti sotto i 30 euro, dopo la lunghissima querelle per rendere il POS obbligatorio “effettivamente” obbligatorio (sono mancate le sanzioni fino a quest’anno). Insomma, quando parlavano di ritorno al ventennio qualcuno pensava chissacché: in realtà era legato solo alle modalità di pagamento.

*esperto di comunicazione digitale
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