La Tav mette in crisi i rapporti di Salvini e Di Maio con gli elettori

MILANO – Se il sì alla Tav rappresenta una bomba elettorale per il Movimento 5 Stelle, con lo stallo attuale e con un eventuale ‘no’ la Lega tradisce la sua base, da sempre favorevole all’opera, e compromette l’ipotizzata vittoria alle regionali del Piemonte. Senza contare, il sempre più rumoroso malcontento che proviene dal Nord produttivo, pronto a dare battaglia in caso di ulteriore temporeggiare da parte del governo.


Le pressioni aumentano, il countdown in vista di lunedì è già iniziato

Con la bocciatura della Tav, infatti, o anche solo con l’ennesimo rinvio della decisione a dopo le europee, è al Nord che la Lega rischierebbe seriamente di compromettere una partita, come quella delle regionali in Piemonte, in cui la vittoria sembrava scontata.

E l’ipotesi di conquistare anche l’ultimo baluardo Dem, in una parte di Italia dominata dal verde (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia) e dall’azzurro (Liguria), fa troppa gola a Matteo Salvini che porta avanti la sua lotta a difesa dell’opera in un ardito gioco di equilibrismo, stretto tra la ragion di governo e quella di partito.

Il leader leghista manda avanti i ‘suoi’ governatori, Attilio Fontana e Luca Zaia che assicurano: difendiamo la Tav “non solo come aspetto di modernità, ma anche come visione di quegli itinerari europei da cui” non si vuole essere tagliati fuori.

Per il presidente veneto “sarebbe molto sbagliato partire dal presupposto di non farla”, mentre il lombardo Fontana ribadisce che si tratta di “un’opera importante per il sistema paese, per lo sviluppo dell’economia e per la circolazione dei cittadini”.


Lo spartiacque è la pubblicazione dei bandi di gara per il tunnel di base

Il ‘popolo del sì’ non vuole lasciare nulla di intentato prima della decisione che dovrebbe arrivare all’inizio della prossima settimana. Il comitato delle 33 sigle del mondo economico convoca i parlamentari italiani ed europei per un confronto sulla Tav.


Presenti tutti i partiti, con la sola eccezione del Movimento 5 stelle

Hanno confermato la propria presenza i deputati del Pd Davide Gariglio, Silvia Fregolent, Andrea Giorgis e Stefano Lepri, il senatore dem Mauro Maria Marino, gli azzurri Alberto Cirio e Lara Comi, Claudia Porchietto, Carlo Giacometto, Maria Rizzotti, Daniela Ruffino, Massimo Berruti, Virginia Tiraboschi e Lucio Malan, i leghisti Marzia Casolati e Danilo Lancini.

L’obiettivo è sollecitare il via libera ai bandi nell’ultimo tentativo del Piemonte ‘economico’ di pressione sulla politica, sollecitato anche dal governatore Sergio Chiamparino. Se anche questo atto non dovesse ottenere le garanzie sperate, allora imprenditori e sindacati sono pronti a scendere nuovamente in piazza.

Si riuniranno già sabato 9 marzo anche le ‘madamine’ del comitato ‘Sì Torino va avanti’, organizzatrici delle due manifestazioni torinesi a cui hanno partecipato 40mila persone. Per il loro flash mob, a difesa della Tav e a cui sarà presente Chiamparino, l’appuntamento è alle 15 davanti a palazzo Carignano.
(LaPresse)

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