L’addio a Francesco Saverio Borrelli, il capo del pool di Mani Pulite

Foto Gian Mattia D'Alberto / LaPresse in foto Francesco Saverio Borrelli

MILANO – Poche parole, pronunciate con gli occhi arrossati dalle lacrime, mentre cammina per i corridoi della Procura semideserta in un fine settimana. Gli stessi corridoi che hanno visto protagonista Francesco Saverio Borrelli e i pm del Pool di Mani Pulite, che negli anni di Tangentopoli hanno contribuito a cambiare il volto dell’Italia.

É profondamente commosso il procuratore di Milano Francesco Greco dalla notizia della morte del capo del pool di Mani Pulite, di cui è stato allievo negli anni di Tangentopoli e che nel 2016 era presente alla sua cerimonia di insediamento e lo ha abbracciato a lungo. “Borrelli era un grande capo che sapeva proteggere i suoi magistrati”, dice a caldo. Parole a cui segue una nota condivisa da tutta la Procura, che ricorda come Borrelli “con la sua guida autorevole abbia fondato lo spirito moderno dell’ufficio, nell’intransigente rispetto dei valori di indipendenza e legalità. Il suo esempio ispira quotidianamente il nostro lavoro – si legge ancora – . Nei nostri cuori vive con orgoglio la sapienza di un uomo speciale”.

In mattinata è arrivata anche una nota del Quirinale, con la quale il presidente Sergio Mattarella ha voluto esprimere il suo cordoglio per “un magistrato di altissimo valore, impegnato per l’affermazione della supremazia e del rispetto della legge che ha servito con fedeltà la Repubblica”.

Dolore e commozione hanno accomunato gli ex magistrati del pool

Gherardo Colombo, lasciando l’hospice dell’istituto Nazionale dei Tumori, dove Borrelli era ricoverato nell’ultimo periodo, ha ricordato “l’uomo eccezionale, capace di fare il magistrato tenendo conto della dignità di tutte le persone”. Un altro storico componente del pool, Piercamillo Davigo, invece, ha affidato a un comunicato sottoscritto da tutta la sua corrente, Autonomia e Indipendenza, un pensiero per il suo ex capo riportando le celebri parole che il magistrato pronunciò il 12 gennaio 2002 nell’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano: “Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività resistere, resistere, resistere come su una irrinunciabile linea del Piave”.

L’ex procuratore di Torino, Armando Spataro, ha sottolineato come Borrelli “invitasse i pubblici ministeri anche a pensare e operare come fossero giudici. Era una persona che rifuggiva anche dal titolo di capo che non gli piaceva. Un magistrato che era pronto a sentire tutti i problemi di qualsiasi tipo nelle indagini che potevano presentarsi per i magistrati”.

Tante le reazioni anche dal mondo della politica

Il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra scrive via Twitter: “Mi piace ricordarlo con parole che spesso mi aiutano ad andare avanti: ‘Resistere, resistere, resistere’. Francesco Savero Borrelli: quando la giustizia è capacità di non piegarsi al potere politico!”.

Per il sindaco di Milano Beppe Sala “ha saputo dare risposte concrete al bisogno di giustizia e onestà in uno dei momenti più difficili del nostro Paese”. Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti ha descritto Borrelli come “un grande magistrato e un uomo perbene. Lascia in eredità il suo esempio e il suo impegno sempre dalla parte della legalità”.

Le condoglianze del presidente della Camera Roberto Fico arrivano via Twitter

“Le mie condoglianze alla famiglia di Francesco Saverio Borrelli, capo del pool di Mani Pulite. Un magistrato integerrimo e un uomo delle istituzioni che ha scritto una parte importante della storia del nostro Paese”.

Fuori dal coro Bobo Craxi, figlio dell’ex premier socialista Bettino, che coglie l’occasionie per ribadire il suo giudizio negativo sulla stagione di Mani pulite. “Borrelli guidò un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è una mia opinione personale, i giuristi lo chiamano colpo di Stato”. Gli fa eco la sorella Stefania che senza usare mezze misure ha definito “un’infausta stagione piena di punti oscuri” quella che vide tra i protagonisti l’ex procuratore capo di Milano.

Lunedì Borrelli tornerà “a casa” un’ultima volta in corso di porta Vittoria, come nel 2014 era accaduto per il suo vice negli anni di Tangentopoli, Gerardo D’Ambrosio. A partire dalle 9 e mezza, chi vorrà salutarlo potrà farlo nella camera ardente allestita all’interno del Tribunale. (LaPresse)

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