Lavoro, riparte il confronto tra governo e parti sociali: sul piatto il blocco dei licenziamenti

L'argomento è caro, da sempre, al presidente della Repubblica, che in occasione del 1 maggio ha ribadito la sua visione: "Il lavoro porterà fuori il Paese dall'emergenza, è motore della ripartenza, della ricostruzione e della rinascita"

Foto Ufficio Stampa Ministero Affari Regionali/LaPresse 29 marzo 2021 Roma

ROMA – Con l’invio del Pnrr a Bruxelles, per il governo parte una ‘seconda fase’. Che avrà al centro dell’azione, oltre alle riforme, anche il tema del lavoro, strettamente collegato alla ripresa economica dalla crisi dovuta all’emergenza Covid-19. L’argomento è caro, da sempre, al presidente della Repubblica, che in occasione del 1 maggio ha ribadito la sua visione. “Il lavoro porterà fuori il Paese dall’emergenza, è motore della ripartenza, della ricostruzione e della rinascita”. Sergio Mattarella fissa anche dei paletti: “In questi mesi il quadro dell’occupazione femminile è diventato ancora più fragile, tante donne dono spesso relegate in posizioni marginali con contratti precari o part-time. Il lavoro femminile è una condizione essenziale per la vera ripartenza dell’Italia, così come lo è la crescita del lavoro per i giovani”.

I nodi da sciogliere

Sul piatto, però, restano ancora tante le matasse da sbrogliare. Per dirla con le parole del leader della Uil, Pierpaolo Bomardieri, nel suo discorso per il 1 maggio, “non è una giornata di festa ma di mobilitazione per il lavoro, di rabbia per chi non trova lavoro, per chi ha perso la vita per il lavoro”. Una riflessione condivisa anche dai segretari delle altre due confederazioni, Cgil e Cisl. “Ai sindacati arriverà lunedì una convocazione dal Governo per discutere sul Recovery Plan”, annuncia Maurizio Landini, spiegando “che è quello che chiedevamo”. Perché “deve essere l’avvio di un confronto vero”.

Luigi Sbarra, poi, pone l’attenzione su un fronte che rischia di diventare caldissimo già dalle prossime settimane. “Al Governo diciamo: attenti ai contenuti del prossimo decreto Sostegni, non possiamo aggiungere nuovi disoccupati”. E per questo “è necessaria la proroga del blocco dei licenziamenti, almeno fino alla fine della pandemia”.

Il tavolo di confronto

Le confederazioni attendono, come promesso dal premier, Mario Draghi, nel giro di consultazioni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, la chiamata al tavolo di confronto con il governo, che dovrebbe essere avviato nei prossimi giorni, per discutere della proroga del blocco dei licenziamenti e della riforma degli ammortizzatori sociali, senza tralasciare le misure emergenziali di assistenzialismo e quelle di contrasto alla povertà, che il blocco Pd-M5S-Leu difenderà con le unghie e con i denti. “La situazione del lavoro è grave”, avverte infatti il ministro Andrea Orlando.

I settori più colpiti

“Ci sono settori come il turismo e la ristorazione che sono stati molto colpiti dalla pandemia” ed è proprio lì che “serve meno pressione fiscale e minor costo del lavoro. Chi ha pagato dovrà avere possibilità di ripartire nelle condizioni migliori”. Anche Confindustria è pronta a fare la sua parte, sia nell’immediato che nel prossimo futuro: “Siamo gli unici ad aver presentato una proposta di riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro già a luglio 2020”, spiega il presidente, Carlo Bonomi. Spiegando che il Paese deve mettere al centro “la rioccupabilità delle persone, con particolare attenzione a giovani e donne, in un mondo del lavoro che sarà completamente diverso dal passato”.

Le risorse del Pnrr

Infatti, il suo ragionamento parte dalla constatazione che “le risorse del Pnrr da sole non saranno sufficienti, dobbiamo mettere insieme il meglio del privato e del pubblico”. Anche se nel documento consegnato venerdì a Bruxelles “finalmente si vede una visione”, a patto che Stato e aziende possano “avviare una vera partnership e condividere un percorso di riforme, a partire da Pubblica Amministrazione, fisco e lavoro”. Ai tavoli con le parti sociali e l’esecutivo verrà toccato anche un altro argomento che sta animando il dibattito politico, quello sul salario minimo. “Riguarda quei paesi che fanno dumping salariale – sostiene Bonomi -, anche la Direttiva europea lo dice, è finalizzato a chi ha meno del 70% dei lavoratori sotto contratti collettivi nazionali”. Specificando: “Anche i sindacati sono contrari”. La discussione si prevede animata. Molto animata.

(LaPresse/di Dario Borriello)

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