Le donne della cosca organizzavano matrimoni finti con extracomunitari

Le donne della cosca organizzavano matrimoni finti con gli extracomunitari
Le donne della cosca organizzavano matrimoni finti con gli extracomunitari

NAPOLI – Diversi i business criminali raccontati nell’ordinanza di 1517 pagine che ha accompagnato i provvedimenti notificati a capi e gregari dei De Luca Bossa, Minichini, Reale, Casella e Rinaldi. Uno di questi riguarda l’organizzazione di matrimoni fittizi per permettere agli extracomunitari di regolare le loro posizioni sul territorio italiano. A raccontare come veniva portata avanti la pratica illecita, secondo le accuse, organizzata da Gabriella Onesto, Vincenza Maione e Luisa De Stefano, è stato Tommaso Schisa, le cui dichiarazioni negli anni sono state fondamentali per ricostruire il modus operandi e la scala gerarchica del cartello criminale. Più volte, infatti, il collaboratore di giustizia è stato invitato a tacere e a ritrattare le rivelazioni rese agli inquirenti. Nonostante le minacce, il pentito non ha mai fatto marcia indietro. Nel corso dell’interrogatorio avvenuto il 20 dicembre 2019, Schisa raccontò che il business dei matrimoni fittizi tra stranieri, per lo più, extracomunitari e italiani consenzienti poneva radici agli inizi degli anni 2000. Secondo il collaboratore di giustizia, lo straniero interessato a ottenere il permesso di soggiorno e la cittadinanza italiana, doveva versare nelle casse del clan un’ingente somma di denaro affinché la cosca mettesse in moto la macchina per produrre il matrimonio combinato. Parte dei soldi riconosciuti andavano alla donna che accettava di sposare lo straniero. Di solito l’extracomunitario era costretto a pagare circa 5mila euro, di cui mille venivano riconosciuti alla ‘moglie’. Tra le spose anche le vedove di camorra. Inoltre, per mantenere i privilegi ottenuti con il matrimonio fittizio, lo straniero era costretto a versare mensilmente somme per evitare che la consorte chiedesse e ottenesse il divorzio. Per procacciare gli stranieri interessati ai matrimoni fittizi, il clan si avvaleva della collaborazione di extracomunitari. Schisa ha raccontato anche di presunti contatti tra il clan De Luca Bossa e alcuni dipendenti comunali, per la produzione della documentazione necessaria affinché l’unione risulti valida. Inoltre, sempre nell’ordinanza, è descritto come l’organizzazione venisse sempre informata quando le forze dell’ordine erano intenzionate a portare a termine controlli per arginare il fenomeno criminale. Nonostante i blitz dei tutori della legge, pare che la pratica dei matrimoni fittizi fosse molto frequente. In alcune intercettazioni, sembrerebbe che alcune donne della cosca riuscissero a organizzarne anche 10 al mese, assicurando al cartello criminale ingenti guadagni. Le stesse indagate, ritenute affiliate al gruppo del Lotto Zero, accettavano di sposarsi con gli stranieri che versavano i soldi al sodalizio malavitoso.

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