L’intervista. Calenda: “Pd prigioniero del M5S”

Il leader di Azione sbarca a Napoli per la due giorni campana e detta la linea: il partito è aperto a tutti ma “tagliamo le mani a chi sbaglia". E sui grillini: "Da cancellare. Il terzo polo non attrae nessuno, mancano passione e bellezza”

La coordinatrice provinciale Ucciero con la pattuglia casertana in posa con il leader del partito Calenda

CASERTA – Sono arrivati da tutta la Regione, gli attivisti e i simpatizzanti di Azione, per assistere all’incontro con il leader Carlo Calenda che ieri è approdato e ha trascorso la sua giornata a Napoli prima di recarsi, nella mattinata di oggi, nell’avellinese. E’ davanti alla gremita sala convegni della Stazione Marittima di Napoli che Calenda traccia le linee guida che il partito dovrà seguire nei prossimi anni. Posizione riformista accanto ad un Partito Democratico ripulito dalle incrostazioni grilline, poco spazio alle polemiche di ‘bottega’ sulla destra e la sinistra. “Ma qualcuno si chiede mai se Draghi è più di destra o di sinistra?” domanda alla platea. Un percorso per nulla semplice, quello che Calenda prospetta agli attivisti, fatto di militanza, partecipazione ed azioni territoriali capaci di costruire l’alternativa alle politiche inefficienti di questi ultimi anni. Un ultimo accenno all’apertura alle forze nuove che vorranno partecipare all’avventura di Azione con un avvertimento: “Chi sbaglia gli tagliamo le mani e lo mandiamo fuori dalla porta” ha ribadito Calenda tra gli applausi. Tutti i temi toccati sono al centro dell’attualità politica territoriale e l’eurodeputato non sfugge alle domande di Cronache a partire dalla situazione che si è verificata proprio nel capoluogo dove i 5 Stelle, pur senza partecipare alle elezioni, hanno ottenuto, proprio dal Pd, un posto di governo. La strada tracciata è quella del riformismo, accanto al Partito Democratico.

C’è spazio all’interno della coalizione anche per i 5 Stelle visto che sono diventati partner di governo anche senza prendere parte alla competizione elettorale?

“I Cinque stelle devono essere cancellati. Il Pd è prigioniero e bisogna liberare l’Italia e il Pd da questo modo di fare politica”.

Sull’altro versante dello schieramento, invece, si va formando un nuovo centro a cui molti pensano che Azione dovrebbe guardare con interesse, cosa la spinge in senso opposto?

“Io non penso che il nostro paese e la politica italiana abbiano bisogno del grande centro. Quello che serve è invece un grande partito riformista che sia credibile nell’interpretare i bisogni della società. Il centro non attrae nessuno, non ha nessuna bellezza, nessun interesse e nessuna passione”.

In più occasioni lei ha aperto alla società civile ma anche agli amministratori del territorio. In Campania l’ingresso in Azione di Giuseppe Sommese è stato vissuto con qualche mugugno, lei che ne pensa?

“Fin dall’inizio dell’avventura di Azione, quello che ho cercato di fare è stato quello di legare al nostro progetto di concretezza degli amministratori locali e gli esponenti della società civile. Potevamo armare una corrente, fare una scissione, potevo portarmi con me una decina di parlamentari ma Azione non nasce per questo. Non voglio più parlamentari che non rappresentano altri che non sé stessi. In quest’ottica l’adesione di Giuseppe Sommese si inserisce in una linea liberal democratica e popolare che noi condividiamo. Lo ritengo un fatto abbastanza naturale e lo ringrazio molto per aver deciso di aderire ad Azione”.

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