L’intervista. Luongo: “Una cabina di regia per i fondi del Pnrr”

Per il dirigente di Casartigiani serve un organismo di coordinamento dove le associazioni di categoria possano dire la loro

NAPOLI – Le amministrazioni locali pensino a creare una cabina di regina per aiutare le piccole imprese a non perdere le opportunità offerte dai fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo chiede Fabrizio Luongo, dirigente di Casartigiani e vicepresidente vicario della Camera di commercio di Napoli.

Quali sono gli aspetti del Piano che trova più interessanti per le piccole imprese?

Ci aspettiamo grandi investimenti sulle infratrutture, indispensabili per le piccole e medie imprese. Attenzione a non inseguire grandi progetti destinati poi a diventare cattedrali nel deserto: bisogna investire i fondi in trasporti, aree pedonali, zone turistiche. Pensiamo poi a grandi strutture come quelle di Bagnoli: o cogliamo l’occasione per farle risorgere o perdiamo l’ultimo vagone dell’ultimo treno.

Quali responsabilità hanno gli enti locali campani in questa fase?

Il pallino in mano ce l’ha principalmente la Regione che deve preparare i progetti e passarli a città metropolitane e Comuni. Adesso sembra ci sia armonia politico istituzionale (che comunque dovrebbe esserci a prescindere): visto che abbiamo una filiera, occorre un organismo di coordinamento, dove anche le forze sociali possano dire la loro. Ovviamente la responsabilità delle scelte deve ricadere sulla parte politica, ma le associazioni di categoria non possono esimersi dal dare contributi in termini di fabbisogno delle imprese. La Regione Campania, l’Unione delle Camere di commercio e il Comune di Napoli, in quanto capoluogo di Regione, possono essere attori che alla fine fanno sintesi. Tutte le imprese sono rappresentate da un sistema camerale che può essere protagonista in questo senso.

Un problema che in questi giorni è dibattuto sulle pagine di “Cronache” è quello dell’inadeguatezza degli organici degli enti locali a programmare le attività legate al Pnrr e a occuparsi della progettazione. Cosa si può fare?

E’ un problema che noi conosciamo bene: siamo la terza Camera di commercio d’Italia con 320mila imprese, ma abbiamo appena 54 dipendenti. Quando si parla di lotta alla burocrazia, bisognerebbe tenere presente che ad esempio abbiamo un solo impiegato addetto ai bonifici. Il Governo deve adoperarsi per sbloccare i concorsi, non è possibile agire solo con lo strumento della mobilità fra pubbliche amministrazioni. Con questa procedura arrivano persone di una certa età, se non proprio vicine alla pensione: gli enti hanno invece bisogno di assumere giovani. La Regione ha fatto la sua parte con il “concorsone” e vorrebbe farlo valere anche per gli altri, ma ogni ente ha i suoi fabbisogni: se la Camera di commercio ha bisogno di un certo numero di ragionieri non è detto che li troverà nelle graduatorie della procedura regionale. Il ministero della Funzione pubblica non ha assicurato un passaggio di consegne dopo l’emorragia di personale causata da quota 100 e ci vorrebbero anni per rimettersi in pari, come dimostra quanto sta avvenendo per medici e infermieri reclutati per l’emergenza Covid. Manca la capacità di fare progetti europei e gli enti non possono affidare incarichi a tecnici perché la Corte dei conti ha stabilito che queste figure devono essere interne. Le imprese chiedono velocità e sburocratizzazione e per questo servono giovani.

Al Sud ci sono diversi esempi di spreco dei finanziamenti. Come evitare che i fondi siano persi o finiscano a vantaggio di imprenditori pronti a prendere i soldi e scappare?

Serve sicuramente una normativa nazionale seria e una cabina di regia che possa monitorare come vengono spesi i soldi per gli interventi. Utili anche dei percorsi di formazione per la progettazione europea. I nostri parlamentari a Strasburgo vengano sul territorio e controllino se riusciamo a spendere e se abbiamo difficoltà: siano i tutor del loro territorio, altrimenti non lo rappresentano. Lascino perdere l’attività convegnistica e pensino alla vera formazione facendo da collante fra i territori e l’Unione europea.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome