L’orrore tra le mura di casa. Bimbe picchiate, genitori in cella. La vicina: “La madre diceva che la piccola piangeva per le janare”

La coppia è stata arrestata dalla Squadra mobile di Caserta

Fuori, in strada, luminarie e bancarelle: a Bellona si festeggia Maria Santissima di Gerusalemme. Nella casa di Vincenzo Buono l’epilogo di una tragedia familiare iniziata lo scorso gennaio. Il 35enne, operaio e con precedenti penali,  e la moglie, Anna Finizio, originaria di Napoli, sono stati arrestati dai poliziotti della Squadra Mobile di Caserta. 

L’accusa

La coppia è indagata per maltrattamenti e lesioni in danno delle loro due figlie.  Picchiate, cresciute “con disinteresse”, sostiene il procuratore Maria Antonietta Troncone, costrette a relazioni familiari “dolorose e mortificanti”.  

Le piccole, di 3 anni e 6 mesi, hanno ricostruito gli inquirenti, sarebbero state sottoposte “ad un regime di vita vessatorio e violento”. Se i riflettori sono stati accesi sulla vicenda è grazie alla relazione del pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta.

L’arrivo in ospedale

La più piccola delle figlie degli arrestati tre mesi fa fu portata al nosocomio del capoluogo. I medici riscontrarono sul corpo della bimba “lesioni ecchimotiche, inappetenza e ipertrasaminasemia”.  Quegli accertamenti spinsero i sanitari ad inviare tutto in Questura. I genitori avrebbero giustificato il malessere della piccola collegandolo ad un’eventuale patologia pediatrica non ancora diagnosticata. In un’altra occasione, scomodando il folclore locale, per spiegare i problemi di salute che affliggevano le piccole, sarebbero state tirate in ballo anche le janare.

Sindrome di scuotimento

Ma in quelle analisi i sanitari hanno visto tutt’altro: se la bimba ricoverata stava mala, se era stato necessario portarla in ospedale, era perché verosimilmente aveva subito dei traumi. Ed infatti durante la degenza sono stati accertate pure “pregresse fratture agli arti riconducibili” allo ‘shaking baby syndroime’: la sindrome dello scuotimento.

La bimba sarebbe stata sbattuta come un sacco, come un oggetto inanimato. Il pianto delle figlie per i genitori avrebbe rappresentato un rumore insopportabile. E per far smettere la più piccola, in un’occasione, hanno ricostruito gli inquirenti, l’avrebbero scossa con forza e riposta con altrettanta violenza nel passeggino al punto da fratturarle gli arti.

L’indagine

La polizia, allertata dal nosocomio casertano, ha subito avviato un’attività investigativa a carico dei coniugi: fondamentali sono state le testimonianze acquisite all’interno dello stesso nucleo familiare e tra i conoscenti della coppia. Gli agenti hanno eseguito anche attività intercettiva. E le conversazioni registrate, sostiene l’accusa, hanno conformato gli ipotizzati maltrattamenti.Gli elementi raccolti dalla Mobile, guidata dal vicequestore Davide Corazzini, hanno indotto la Procura a chiedere ed ottenere dal gip del tribunale di Santa Maria la custodia cautelare in carcere per la coppia.I due sono assistiti dall’avvocato Antonio Cassino.

La testimonianza della vicina

CASERTA (Maria Teresa Perrotta) – “Sentivo la bambina piangere, ma se devo dire il motivo non lo so”: gli unici a parlare dei Buono sono stati i loro vicini di casa.  “La porta era sempre chiusa – ha raccontato una signora – non vedevo nulla. A volte chiedevo il perché di quei pianti. In un’occasione sia il padre che la madre mi dissero che era per via delle coliche. In un’altra circostanza lei (la madre, nda.) sostenne addirittura che la piccola era presa dalle ‘janare’. E per tale ragione aveva le macchioline sulla pelle. Credevo che la bimba piangesse perché aveva fame, ma mai avrei pensato a queste cose”.  Litigava la coppia, ha raccontata la donna: “Ma lo ritenevo normale. In tutte le famiglie si bisticcia”.

Le bimbe erano conosciute e volute bene dai condomini: “La più grande spesso veniva da me. Diceva che aveva fame e la facevo mangiare con i miei figli. Chi negherebbe ai piccoli del cibo. Almeno a me non ha mai fatto riferimento ai maltrattamenti che avrebbe subito dai genitori”.Vincenzo e Anna frequentavano poco la comunità. Diverse persone in paese non li conoscevano. E tra i pochi in piazza che avevano relazioni con la coppia, fatta eccezione per alcuni condomini, hanno preferito non parlare della vicenda: “Non vogliamo esprimere giudizi. Erano delle brave persone non ce lo aspettavamo”.

Anche i membri della locale Parrocchia presieduta da Don Antonio Iodice hanno riferito di non conoscere bene i coniugi Buono: i due pare che non frequentassero spesso la Chiesa. Neppure la Caritas e il centro d’ascolto locale aveva mai avuto notizie di quella famiglia. “Spesso si rivolgono a noi famiglie in difficoltà e noi subito segnaliamo il caso agli assistenti sociali. Ma di loro non ci è mai pervenuta notizia” riferiscono. 

L’intervento del capo della Mobile

La cronaca recente ha raccontato di maestre aggressive, irritabili, pronte a maltrattare i propri alunni, fino a rimproverarli con ferocia, trascinarli sul pavimento per i capelli, strattonarli e schiaffeggiarli. Stavolta, però, l’orrore non c’entra con le scuole: sarebbe avvenuto tra le mura domestiche, in un’abitazione di Bellona. “In questi casi – ha dichiarato il vicequestore Davide Corazzini – è fondamentale un approccio ‘multi-agenzia’. Solo la polizia non basta”.

Il funzionario da poche settimane ha assunto la guida della Squadra Mobile di Caserta. E la sua attività in Terra di Lavoro ha preso il via ieri mattina con l’arresto della coppia di Bellona. “All’indagine, ad esempio, l’ospedale di Caserta ha fornito un apporto eccezionale. Il nosocomio ha mostrato particolare sensibilità, inviando tempestivamente in Questura il referto della bambina. Quando parlo di ‘multi-agenzia’ mi riferisco proprio a questo, alla collaborazione tra i vari istituti. Fortunatamente adesso per le bambine è finito un incubo”.

Le piccole erano già state allontanate dai loro genitori nelle scorse settimane. “Ricevuta la segnalazione dall’ospedale, avevamo interessato i servizi sociali che si sono occupati dei minori affidandoli ad una casa famiglia”.  Il vicequestore Corazzini, già capo della Mobile di Vicenza, ha preso il posto di Filippo Portoghese, promosso primo dirigente. “Caserta è una città bella, elegante – ha dichiarato il funzionario -. Affronteremo con decisione le problematiche di micro e microcriminalità che attraversano il territorio. Non faremo proclami, risponderemo con i fatti”.

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