M5S, Conte: “Regola dei 2 mandati monito e impegno, ma ha una controindicazione”

"La regola dei due mandati è un monito e un impegno"

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Giuseppe Conte

ROMA – “La regola dei due mandati è un monito e un impegno. Un “monito” perché chi lavora con il Movimento è costantemente invitato a tenere presente che l’incarico che ha avuto non può diventare mestiere di vita. Un “impegno” perché il Movimento, attraverso la rotazione delle cariche elettive, offre ai propri elettori maggiori garanzie – rispetto alle altre forze politiche – che i portavoce intenderanno la politica come un servizio per i cittadini piuttosto che un’assicurazione per il proprio futuro professionale”. Lo scrive su Facebook il presidente M5S Giuseppe Conte.

“La regola ha qualche controindicazione. Perché privarsi delle esperienze e delle competenze maturate da portavoce che si sono particolarmente distinti e hanno operato, come nel nostro caso, in modo particolarmente efficace, realizzando riforme che il nostro Paese non si è mai neppure sognato nei decenni scorsi?”, aggiunge.

“Che senso ha – sottolinea Conte – mandare a casa gli onorevoli, anzi “onorevolissimi” portavoce del Movimento che: a) hanno contribuito, con il Superbonus 110%, a “un risultato fantasmagorico” che consente all’Italia di marciare “come pil al di sopra della Germania”, b) che con il PNRR sono riusciti a ottenere per la prima volta nella storia europea la “mutualizzazione del debito a Bruxelles” ricavando “la fetta maggiore per l’Italia”; c) che “hanno ridotto di un terzo il numero dei parlamentari, facendosi confermare l’unica vera riforma costituzionale andata in porto in decenni e decenni da un referendum plebiscitario”; d) che con il Rdc hanno realizzato una “riforma efficace dell’assistenza pubblica in tempi calamitosi, riducendo un tasso di povertà che pare sia davvero troppo alto, nonostante la fuga generalizzata dal lavoro” (così Giuliano Ferrara sul “Foglio” del 30.7.2022, che certo non può essere accusato di tenerezze nei confronti del Movimento)”.

“E potremmo aggiungere, ancora, tante altre misure epocali, quali la legge anticorruzione, il blocco dei licenziamenti che ha consentito la tenuta del sistema economico e ha favorito la subitanea ripresa al 6.6 del Pil nel 2021.

Se dovessimo graduare l’operato dei parlamentari sulla base dell’efficacia dell’azione politica, della corrispondenza tra gli impegni assunti in campagna elettorale e risultati ottenuti, i parlamentari che sono rimasti nel Movimento – conclude il leader – dovrebbero essere confermati tutti, in blocco. Ma purtroppo la democrazia rappresentativa non conosce questo metro di giudizio”.

LaPresse

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