Macron in Polinesia: “Francia in debito per i test atomici”. Ma non si scusa

La Francia ha "un debito con la Polinesia francese" per i test atomici condotti nell'arcipelago fino al 1996. Emmanuel Macron, nel quarto e ultimo giorno di visita nel territorio d'oltremare nel Pacifico, ha toccato il tema forse più atteso del viaggio: la ferita aperta dei 193 test nucleari effettuati da Parigi sugli atolli tra il 1966 e il 1996.

MILANO – La Francia ha “un debito con la Polinesia francese” per i test atomici condotti nell’arcipelago fino al 1996. Emmanuel Macron, nel quarto e ultimo giorno di visita nel territorio d’oltremare nel Pacifico, ha toccato il tema forse più atteso del viaggio: la ferita aperta dei 193 test nucleari effettuati da Parigi sugli atolli tra il 1966 e il 1996. Le scuse che i polinesiani chiedono da anni non sono arrivate: Macron si è fermato a un passo dalle scuse, riconoscendo però appunto il debito della Francia, dovuto al fatto che la Polinesia ha “ospitato questi test e in particolare quelli fra il 1966 e il 1974, che non si può assolutamente dire che fossero puliti”. “Voglio la verità e la trasparenza insieme a voi”, ha detto ancora l’inquilino dell’Eliseo.

I test atomici furono condotti dalla Francia tra il 1966 e il 1996: furono 193. Una scelta inizialmente del generale De Gaulle, poi seguita dai successori fino a Jacques Chirac, che vi pose fine appunto nel 1996. Il primo presidente ad avviare un ‘pentimento’ della Francia era stato nel 2016 Hollande, riconoscendo “l’impatto ambientale” dei test, le loro “conseguenze sanitarie” e il “diritto a compensazioni”. Macron ora ha confermato che il governo si farà carico della pulitura dei territori contaminati e, soprattutto, che accelererà i risarcimenti alle popolazioni locali. Dieci anni dopo il completamento delle prime richieste di compensazioni, le autorità locali riferiscono che solo 186 casi su 416 sono stati chiusi.

La visita di Macron era mirata in gran parte ad arginare il dominio crescente della Cina nella regione. Un aspetto che il presidente francese non ha mancato di citare quando ha parlato di “scontro fra grandi potenze mondiali” nella regione, dicendo che la Francia conta su partnership stabilite negli ultimi anni con Australia, Nuova Zelanda, India e Giappone. Ha avvertito i polinesiani di stare attenti a progetti “esotici” o “avventurosi” che promettono posti di lavoro che potrebbero non diventare mai realtà. La Cina è il più grande partner commerciale dei suoi vicini della regione Asia-Pacifico, ben disposti a trarre beneficio dall’appetito cinese verso materiali come ferro, legname, petrolio e cibo.

Le comunità francesi nel Pacifico meridionale e nell’Oceano Indiano hanno un ruolo essenziale da svolgere nella strategia geopolitica di Macron: “Abbiamo una nuova pagina da scrivere insieme”, ha detto, parlando di “incredibile fortuna” della Francia nell’avere terre nel Pacifico, “dove tutto viene scritto oggi”.

Poi il leader francese, che al suo arrivo a Tahiti è stato accolto dalle autorità locali con ghirlande e nelle Isole Marchesi da cantanti con le tradizionali gonne di paglia che hanno intonato la Marsigliese, ha promesso una serie di investimenti e impegni a sostenere la comunità dei 200mila polinesiani francesi. Saranno stanziati dei fondi per i rifugi contro i cicloni, per aiutare il territorio a far fronte ai cambiamenti climatici, e verrano forniti più aiuti nella lotta al virus in una regione in cui la maggior parte delle isole non ha aeroporti e raggiungere i servizi di emergenza può essere una questione di ore o addirittura giorni. La Francia – ha garantito – “proteggerà” le comunità di pescatori, le reti di comunicazione e altre infrastrutture della regione, in particolare attraverso maggiori investimenti. Dopo 600 milioni di euro di spesa extra per aiutare le imprese e le strutture sanitarie durante la pandemia, Macron ha promesso altri 300 milioni di euro nel contesto della crisi Covid-19 e finanziamenti a lungo termine per un sistema di evacuazione medica per isole remote.

LaPresse

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