Manfredi-Fiola-Casillo, asse per prendersi il Pd

Il gruppo rialza la testa e fa la voce grossa anche con De Luca

NAPOLI (Anastasia Leonardo) – Cambiano gli equilibri in casa Pd, a Napoli e in Campania è il gruppo regionale a voler dettare le regole. La direzione del partito provinciale all’ombra del Vesuvio ha portato alla luce i tanti malumori che serpeggiano dalla sconfitta elettorale e i timori rispetto alla tempistica legata al congresso nazionale a cui, inevitabilmente, saranno legate le dinamiche locali. I capibastone restano gli stessi ovunque, su scala nazionale e su scala regionale, ma cambiano le alleanze. Il segretario del Pd Napoli Marco Sarracino non traghetterà il partito al congresso da solo. La richiesta è stata chiara: gestione collegiale. E lo stesso neo deputato sembra essersi detto d’accordo. Fatto è che a stargli col fiato sul collo e a rinfacciargli di non essere stato all’altezza delle aspettative sono stati in tanti. I primi a recriminare e a dargli addosso, in tempi non sospetti, sono stati i consiglieri regionali Massimiliano Manfredi e Bruna Fiola. Dopo la batosta elettorale e la mancata rielezione di Lello Topo, si è verificato un ampio spostamento sulle posizioni dei due. Stando a voci di partito l’intero gruppo consiliare, grazie ad un’operazione guidata da Manfredi e dal capogruppo Mario Casillo, si è ricompattato per aggiudicarsi la guida del partito provinciale. Ma non solo. Chi siede tra i banchi del parlamentino campano, sempre stando a voci di palazzo, ha trovato la forza di fare la voce grossa anche con il governatore Vincenzo De Luca che deve ‘accontentarsi’ di essere riuscito a far rieleggere in Parlamento il figlio Piero e a far candidare molti suoi fedelissimi (non tutti eletti). Deve bastargli per evitare lo scontro in Consiglio. Il presidente in fase di congresso regionale dovrà appoggiare un candidato napoletano. Questo sembra essere il diktat dei consiglieri che, grazie all’accordo tra capibastone, hanno la forza numerica di conquistare in prospettiva sia la segreteria provinciale che quella regionale. E’ chiaro che la tenuta delle nuove alleanze dipenderà dalle dinamiche romane, così com’è chiaro che a De Luca, almeno per il momento va bene assecondare la richiesta di farsi da parte rispetto alla gestione del partito. Del resto in ballo c’è la stabilità del Pd regionale e quindi della sua stessa maggioranza rispetto agli obiettivi che il numero uno di palazzo Santa Lucia si è posto di centrare in consiglio regionale anche per provare a garantirsi la ricandidatura. Non a caso il primo obiettivo è quello di ottenere il via libera alla proposta legata alla possibilità per un presidente di regione di governare per tre mandati e non più due. In casa dem si gioca a rialzo, ognuno ha i propri obiettivi da raggiungere e se per farlo serve rimescolare le carte e dare vita ad alleanze interne improbabili fino a qualche settimana fa, ben venga. Le stesse dinamiche che iniziano a svilupparsi attorno al congresso a Napoli e in Campania valgono nelle altre province. Ma sembra possano essere condizionati più dagli equilibri nazionali che da quelli regionali. Quando si andrà a congresso per sostituire Enrico Letta ci saranno riposizionamenti e i rapporti di forza cambieranno.

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