Mascherine, bomba a orologeria per la Terra

In Campania resta l’obbligo che si allenta nel resto del Paese. I dati della Sima: nel mondo ne consumiamo 3 milioni al minuto

NAPOLI – Il governo allenta le restrizioni legate all’utilizzo dei dispositivi di protezione, anche in Campania bisognerà attendere ancora per dire addio alle mascherine. Dal 1 maggio in tutta Italia in moltissimi luoghi non sarà più obbligatorio indossarla, ma ci sono diverse eccezioni. Fino al 15 giugno è obbligatorio indossare le FFP2 per l’accesso ai mezzi di trasporto, per gli spettacoli che si svolgono al chiuso in cinema, teatri, sale da concerto, locali di intrattenimento e musica dal vivo, e per gli eventi e le competizioni sportive che si svolgono al chiuso. Via le mascherine invece nei negozi, nei bar e nei ristoranti, regola che tuttavia non vale in Campania, dove l’obbligo è in vigore per tutta l’estate.

BOMBA AMBIENTALE


L’allentamento delle restrizioni viene incontro a un’esigenza prevalentemente ambientale: i dpi inquinano e in due anni di pandemia hanno causato danni importanti al nostro pianeta. Stando alle stime fornite recentemente dalla Sima (Società italiana di medicina ambientale) sarebbero a almeno 46 miliardi le mascherine utilizzate in Italia dall’inizio della pandemia ad oggi, e ben 129 miliardi a livello globale quelle consumate ogni mese, ovvero 3 milioni al minuto. Di questi 46 miliardi di dispositivi circa 2 miliardi sarebbero relativi alla popolazione scolastica, poi altri 16 miliardi usati dai lavoratori e una quota che si aggira intorno ai 28 miliardi sarebbe relativa all’utilizzo quotidiano per uscite, viaggi, ecc. Numeri importanti che rappresentano una fonte consistente d’inquinamento che, a lungo andare, potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba ecologica.

MARE IN PERICOLO


Uno studio condotto da un team di chimici del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment” pubblicato sulla rivista Environmental Advances ha approfondito il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche e ha fornito un primo dato quantitativo relativo alla cessione di microplastiche. Il lavoro sperimentale è stato condotto sottoponendo mascherine usa e getta disponibili commercialmente ad esperimenti di invecchiamento artificiale, designati per simulare ciò che avviene nell’ambiente, quando una mascherina abbandonata inizia a degradarsi a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici e, in particolare, alla radiazione solare. Una mascherina chirurgica nell’ambiente marino rilascia fino a 173mila microfibre al giorno.

LE ALTERNATIVE


Nel gennaio dello scorso anno Altroconsumo ha condotto un’analisi sull’impatto dell’utilizzo delle mascherine usa e getta nelle scuole e ha realizzato un test. L’associazione ha analizzato la filtrazione, in secondo luogo, è stato verificato se ci fosse un cambiamento di performance di questi prodotti dopo 5 lavaggi a 60° (lavaggio intenso per testare le mascherine in condizioni di stress) dimostrando che, non solo tutte le mascherine mantengono invariate le proprietà filtranti ma migliorano addirittura in termini di traspirabilità. Così l’associazione ha consigliato di lavare le mascherine con il normale bucato, così da ottimizzare il numero di lavaggi. Lo stesso discorso vale anche per dispositivi che garantiscono una protezione maggiore? Sì, seguendo alcune regole. Il Gruppo San Donato, uno dei più grandi gruppi di ospedali privati italiani, con un centro diagnostico e diciannove ospedali situati in Lombardia e due in Emilia-Romagna a Bologna, ha pubblicato un approfondimento sul riutilizzo dei dispositivi di protezione. Le mascherine denominate con le sigle FFP1, FFP2 e FFP3 possono essere monouso (catalogate dalla sigla NR – non riutilizzabili) o riutilizzabili (identificabili dalla lettera R). Le mascherine FFP1, FFP2, FFP3 riutilizzabili, per lo meno sino a quando non sono soggette ad usura dei materiali di cui sono composte, possono essere sanificate in due modi: sostituendo esclusivamente i filtri, o lavandole a 60° con un comune detersivo (seguendo le indicazioni del produttore sul numero massimo di lavaggi possibili). In questo caso quindi le mascherine sono lavabili e rappresentano un ingente risparmio sia in termini economici che ambientali. Quindi occhio alle etichette, possiamo fare molto partendo da piccoli e semplici gesti quotidiani.

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