Microcriminalità a Napoli, 400 raid al mese

In molti casi le aggressioni non vengono denunciate. I turisti principale bersaglio

A Napoli i turisti, specialmente nei mesi estivi, sono tra le vittime preferite di rapinatori e scippatori, e con loro imprenditori, commercianti, professionisti e chiunque indossi oggetti di valore. L’ultimo violento scippo è stato registrato nella zona della Pignasecca dove una turista è stata trascinata per diversi metri finendo in ospedale. Erano circa le 15 e 30 di ieri. Una turista, che passeggiava in compagnia delle due figlie, è stata avvicinata e trascinata per diversi metri dagli scippatori che volevano portarle via la borsetta. La segnalazione è stata fatta da un cittadino. “Chi ci ha segnalato il fatto ha riferito di aver visto la malcapitata con il braccio penzoloni lungo il corpo, probabilmente fratturato. La donna si sarebbe recata al vicino ospedale Pellegrini per le cure del caso. Le auguriamo ovviamente una pronta ripresa”. Lo affermano il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il consigliere del Sole che Ride alla II Municipalità Salvatore Iodice. “L’atto che si è consumato a Montesanto rappresenta una vergogna, l’ennesimo schiaffo inferto dalla delinquenza alla città. L’emergenza sicurezza si è addirittura acuita nel periodo estivo, complice le strade meno frequentate a causa dell’esodo per le vacanze. Stiamo assistendo ad un’inquietante sequenza di atti criminali. Purtroppo le forze dell’ordine, a causa del sottodimensionamento, non riescono a far fronte all’ondata delinquenziale. Il ministro Salvini – concludono – promise rinforzi per combattere i fenomeni malavitosi. Ma alle sue parole non sono seguiti i fatti”. I fatti di contro parlano di un numero spropositato di raid e di un vero e proprio esercito di scippatori e rapinatori professionisti che infestano Napoli e provincia, senza contare i raid in trasferta. Un dato allarmante e forse reso noto per difetto: in città ed in periferia ogni mese ci sono non meno di quattrocento aggressioni per rapina e scippo; il numero delle aggressioni potrebbe anche essere di gran lunga superiore, se è vero che molte vittime scelgono di non denunciare.

Al lavoro 250 scippatori tra Napoli e l’hinterland: guadagnano 8mila euro al mese

Quanto guadagna uno scippatore? Secondo gli investigatori almeno 8mila euro al mese. Ma la somma sarebbe lorda. No, di certo non parliamo di Iva o gabelle varie. Ma anche la microcriminalità paga le sue tasse. La somma di ottomila euro comprende infatti anche la tangente da pagare al clan che insiste nella zona in cui viene effettuato lo scippo. E si tratta di una fetta consistente. Un dazio da pagare alle cosche malavitose che – in occasione di circostanze del genere – si trovano a convivere con polizia e carabinieri a due passi. E più il reato sale di livello (nell’ordine: truffe, scippi e rapine), più diventa ‘cara’ la tassa da elargire alla cosca. Due complici, uno scooter, una vittima e qualcosa da rubare. Non importa se di grande o modesto valore, si punta sulla quantità. “Da una borsa esce sempre qualcosa di buono” afferma Franco, di professione scippatore. Trentacinque anni e oltre la metà della sua vita trarcorsa a ‘lavorare’ di destrezza. “Quando ho incominciato la scuola superiore non tenevo genio di studiare e, piano piano, ho cominciato a guadagnarmi qualcosa con gli scippi – racconta –. Ho fatto un po’ di tutto, pure i borseggi sugli autobus. Ho provato con le truffe, ma non so parlare molto bene e mi sgamavano subito. Ma mai con le armi, le rapine no”, conclude con una punta di contegnoso orgoglio. Le rapine no, perché Franco è uno scippatore ‘professionista’, non un delinquente qualunque. Franco è uno specialista che vive a Secondigliano, come altri 23 specialisti come lui schedati dalle forze dell’ordine. Tirando le somme, in città polizia e carabinieri hanno ‘registrato’ la presenza di circa 250 scippatori di professione. Ma come ‘lavorano’ questi specialisti? “Quasi sempre ci spostiamo dalla nostra zona – racconta Franco –. Innanzitutto perché qui a Secondigliano c’è poco da ‘realizzare’; e poi perché se lavorassimo nel nostro quartiere verremmo immediatamente riconosciuti e successivamente arrestati”. “I quartieri ‘migliori’ sono Chiaia, il Vomero, il rione Alto e una certa parte del centro storico, soprattutto – spiega – quando ci sono le festività o in estate, perché arrivano pure i turisti”. I visitatori, infatti sono diventati una vera e propria ‘riserva aurea’ per i malviventi di turno. La scorsa estate è stato registrato uno scippo di Rolex ogni tre giorni, una media impressionante. A farne le spese soprattutto i turisti. I punti caldi, infatti, sono stati piazza Municipio, davanti alle banchine del Porto; l’area circostante l’aeroporto di Capodichino e soprattutto la stazione centrale. Proprio nella zona della Ferrovia, infatti, ci sono vere e proprie concentrazioni di ‘professionisti’ di varie specialità criminali. Dai già citati scippatori, ai venditori di merce contraffatta, ai ‘pacchisti’, ai veri e propri rapinatori. Senza contare la criminalità cinese, slava e nordafricana. Dalle otto strade che confluiscono nella piazza antistante a Napoli Centrale può venire fuori davvero di tutto. Tenere la borsa sulla spalla che non si rivolge alla strada, in macchina tenere il braccio con l’orologio non appoggiato al finestrino, portare i soldi in più tasche diverse e guardarsi sempre le spalle. Sono solo alcuni degli accorgimenti che i napoletani hanno adottato su tutto il territorio cittadino. Ma pare che anche queste soluzioni non siano sufficienti. A pagare il prezzo più alto sono le periferie. Dai palazzoni di Scampia dove abitano – secondo le forze dell’ordine – oltre trenta scippatori professionisti; a Secondigliano dove ce ne sono 24. Così come a Ponticelli. Casi a parte i Quartieri Spagnoli (20) e il rione Sanità (24) dove gli specialisti sono facilitati anche dalla configurazione geografica. Vicoli stretti, salite, discese, rampe di scale che si aprono all’improvviso, dedali di viuzze. Tutto quello che serve agli scippatori per far perdere le proprie tracce. “A Scampia si scippa poco – conclude Franco – perché le strade sono troppo larghe e poi perché le persone che girano a piedi non camminano a ridosso della strada… si può fare poco. E poi qua le donne hanno imparato e i soldi non li mettono in borsa. A volte neanche ce l’hanno la borsa”. Pantaloni, scarpe basse e niente accessori. Sembrano quasi avere una divisa le donne delle Vele, seguono una linea, una ‘tendenza’. Perché a volte è anche la necessità che si trasforma in moda. Perché il bicchiere mezzo pieno si può vedere anche così.

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