Milano, truffa milionaria su finte micro opere di Leonardo: 2 arresti

Si spacciavano rispettivamente per un consulente finanziario e un avvocato Davide Cuccato e Francesco Colucci

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MILANO – Si spacciavano rispettivamente per un consulente finanziario e un avvocato Davide Cuccato e Francesco Colucci. Entrambi per il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, il pm Carlo Scalas e il gip Guido Salvini – che ha firmato l’ordinanza cautelare a carico dei due uomini, finiti ai domiciliari – sono gli ideatori di una “complessa e bizzarra truffa nel campo delle opere d’arte e delle criptovalute”. I due arrestati, con altri tre complici, avevano fatto credere ad ignari investitori di aver scoperto “12 microquadri nascosti nei quadri di Leonardo da Vinci”, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Opere che erano state scoperte “da un esperto” grazie alle analisi delle opere con nuove tecnologie. In particolare, una vittima, che denunciando ha dato il via alle indagini, aveva investito ben 125mial euro in queste micro opere e in 32 Token Art di quadri della pittrice Alina Ciuciu, sponsorizzata dal noto critico d’arte Vittorio Sgarbi. Il sospetto della Guardia di Finanza, però, è che siano state raggirate molte atre persone che adesso potrebbero farsi avanti per denunciare.

Alla vittima che ha denunciato la truffa, da quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, il suo consulente finanziario, Roberto Salvo (anche lui indagato), “nell’estate del 2019 le aveva proposto un ulteriore investimento”. La donna era stata contattata da Aelita Khorochilova (il cui nome è stato iscritto nel registro degli indagati) “che si presentava nella sua veste di ‘responsabile commerciale’ della società Xchampion, a suo dire una holding con sede a Singapore, fondata da magnati asiatici, che stava per aprire una serie di succursali in Europa”. Durante un incontro in “un lussuoso immobile di 300 metri quadri a Desenzano del Garda e arredato con diverse opere d’arte”, alla vittima era stato proposto di “aderire ad un fondo di investimento che aveva come finalità quella di diffondere una International Web Gallery creando una rappresentazione digitalizzata delle più importanti opere d’arte. Ogni opera sarebbe stata frazionata in singole porzioni di cui che avesse aderito al fondo sarebbe divenuto proprietario e il titolo di proprietà sarebbe stato costituito per ciascuna frazione da un token, una sorta di gettone digitale il cui valore sarebbe rapidamente salito nel giro di pochi anni sino a decuplicarsi ‘per effetto automatico della crescita di valore dell’arte mondiale’. L’acquisto dei token, una specie di criptovaluta, corrispondenti ciascuno ad una porzione di un quadro sarebbe stato garantito da smart contracts digitali. garantiti come tutto il sistema da blockchain. Secondo la prospettazione della Khorochilova, il fondo di investimento in questione avrebbe avuto un rendimento atteso del 9,8% sulla base di non meglio precisate stime automatiche digitali.

La proposta era corredata da accattivanti brochure e da presentazioni di un progetto che avrebbe avuto una risonanza culturale ed economica mondiale”. “La Khorochilova – scrive ancora il gip – comunque, prospettando l’imminente costituzione di un ramo europeo della Xchampion, aveva esortato la Ariati ad affrettarsi perché i due fondi di investimento previsti erano a numero chiuso e quindi raggiunta la capienza massima, rispettivamente di 300.000 euro e 250.000 euro, non sarebbe più stato possibile aderirvi”. La vittima a quel punto era stata convinta a fare versamenti sui conti della società Webmyway5 sagl “amministrata e al 100% di proprietà di Tarcisio Fabiane” che “aveva il compito di fare da tramite per tutte le aziende in via di costituzione come la Xchampion che ancora non potevano disporre di un conto corrente societario”. La donna aveva effettuato “nel tempo bonifici per complessivi 125.000 euro”. “Parte di questo denaro – pari a 24.000 euro – veniva asseritamente destinato all’acquisto di 12 ‘microquadri nascosti nei quadri di Leonardo da Vinci’, scoperti da un ‘esperto’, mentre 16.000 sarebbero serviti per acquistare 32 Token Art di quadri della pittrice Alina Ciuciu sponsorizzata dal noto critico d’arte Vittorio Sgarbi”. In realtà si trattava di opere definite dalla Soprintendenza prive di valore e di un’articolata truffa, che gli indagati proponevano alle vittime grazie a una serie di brochure che erano “la presentazione patinata di investimenti virtuali che nella realtà non esistono”.

 La banda, da quanto è emerso dalle indagini, avrebbe truffato altre 200 persone utilizzando un metodo simile alla ‘Catena di Sant’Antonio’ e i proventi sarebbero stati depositati in Svizzera. Lo dimostra il fatto che alla vittima che ha denunciato, e probabilmente anche alle altre persone raggirate, veniva consegnata dai truffatori “una brochure informativa”, “dalla quale si intravvede che il progetto ‘token’, in realtà, mascherava una “vendita piramidale” tipica delle catene. Colucci, oltre che spacciarsi per avvocato, era anche in possesso di falsi tesserini del servizio stampa della polizia.

(LaPresse)

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