Minacce di morte ai De Martino

Minacce di morte ai De Martino

NAPOLI – C’è un tempo per tutto. Per la pace e per la guerra. E sarebbe arrivato il tempo della resa dei conti tra due clan che, per anni, hanno agito sotto la stessa bandiera. I De Micco e i De Martino starebbero viaggiando in direzioni opposte. Il punto di non ritorno si sarebbe già concretizzato nella tarda serata dello scorso 8 luglio, quando i sicari della camorra hanno tentato di uccidere Ciro Naturale, braccio destro del boss Marco De Micco e sua espressione da quando è finito dietro le sbarre, nella primavera del 2022. Naturale era stato già bersaglio di raid da parte dei De Luca Bossa (in particolare dal gruppo guidato da Christian Marfella), e forse quegli attacchi non avevano fatto altro che consolidare la sua leadership. Quel che è certo è che l’8 luglio chi ha ordinato l’azione contro Naturale e chi l’ha commessa, era convinto di aver già eliminato un rivale. Ma Naturale è miracolosamente scampato alla morte. Quell’agguato, però, riecheggia ancora oggi a Ponticelli. E già perché per molti, ed è la pista ormai più ‘calda’, ad attentare alla vita del reggente dei De Micco sono stati gli stessi De Martino. I due clan hanno combattuto fianco a fianco per anni contro i De Luca Bossa. Oggi il quadro è diverso. Tra le due cosche sono insorti degli attriti forse di natura economica, come già accaduto in passato quando le cosche si sono staccate dalla galassia dei De Luca Bossa, espressione a Ponticelli dell’Alleanza di Secondigliano. E sui social i clan ora sono passati a lanciarsi messaggi subliminali. Dopo quelli che vedono gli XX tagliati fuori dal sodalizio con i Mazzarella, spuntano minacce di morte ‘velate’ con riferimento a ‘infami’. A leggerle con malizia (il profilo è riconducibile ai De Micco) risuonano come messaggi destinati ai De Martino.  

Clan D’Amico sotto attacco, la regia della cosca De Micco

Bomba nel Parco Conocal, la strategia del terrore ideata dal clan De Micco. Tra il clan D’Amico, egemone nel Parco Conocal, e i De Micco, le cose si sono complicate dopo un periodo di alleanza. Un’intesa trovata anche attraverso legami sentimentali intrecciati dai giovani delle famiglie criminali. Amore-odio, si sa, il confine è labile. Ed ecco che dopo un breve periodo di collaborazione, oggi i D’Amico sembrano usciti dalla galassia dei De Micco, che oggi rappresentano il clan egemone a Ponticelli. I D’Amico oggi attraversano una nuova fase. I boss sono tutti dentro; in strada c’è la terza generazione della cosca. A capo del sodalizio un manipolo di giovanissimi. Basta pensare, infatti, che Vincenzo Costanzo, alias Ciculill, il 26enne ucciso durante i festeggiamenti per lo scudetto del Napoli in corso Garibaldi, già dal 2020 veniva indicato come reggente del clan. E’ stato il collaboratore di giustizia Antonio Pipolo a rivelarlo agli inquirenti dell’antimafia: “Quando sono tornato ho trovato Palumbo e Ricci, clan De Micco, Salvatore De Martino, reggente della famiglia XX, i De Luca Bossa, Luigi Austero reggente dei De Luca Bossa-Minichini, affiliati ai Casella, retti da Nicola Ausilio, Eduardo Casella e Giuseppe Righetto. A dicembre 2020 non essendo fuori nessuno della famiglia De Micco i rapporti tra i diversi clan erano buoni nel senso che il Conocal era affidato a Ciculì, reggente, con Matteo Nocerino, Ciro Poli e altri ragazzi”. “C’era un patto tra le famiglie – ha aggiunto Pipolo – una specie di cartello dove ognuno aveva il suo pezzo di territorio”.

I D’Amico e i De Micco sarebbero stati a braccetto per qualche mese, poi la situazione è cambiata. L’ordigno dell’altra notte in via Al Chiaro di Luna, che ha colpito uno stabile e un’auto, si configura come un messaggio dei De Micco ai ‘nuovi D’Amico’. 

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