“Mio figlio deve essere curato subito”. Medico dell’Aorn preso a calci e pugni

Tensione alta poi le botte: temeva una reazione allergica del ragazzino

CASERTA – Spesso definiti eroi si trasformano facilmente in bersagli, simboli più prossimi di una sanità allo stremo che fa fatica a gestire l’utenza a fronte di innumerevoli tagli ed ataviche carenze. Sono i medici in servizio nei nosocomi campani, vittime disarmate di violenze sia verbali che fisiche. Giovedì sera c’è stata un’aggressione, l’ennesima, ai danni del personale sanitario casertano. Il tutto si è consumato nel giro di pochi minuti nel Pronto soccorso dell’Aorn del Sant’Anna e San Sebastiano. Tanti i pazienti in fila per ricevere le cure, con i camici bianchi, pochi, impegnati a gestire l’utenza suddividendola in base all’urgenza dell’intervento richiesto.

Francesco Puorto

In fila anche un adolescente, circa 15 anni di età, accompagnato dal padre. Dopo un primo esame effettuato dai sanitari viene chiesto loro di attendere per fare spazio ai pazienti in condizioni più critiche. Passano i minuti e l’aria si fa tesa, sempre di più. Il padre del ragazzino si scalda, chiede che il figlio venga curato immediatamente, ripete più volte di temere che possa avere una reazione allergica. Vuole che venga assistito subito. Il dirigente medico in servizio al Pronto soccorso, Francesco Puorto, ribadisce che ci sono delle priorità e li invita ad attendere, poi entra in un’altra stanza per dedicarsi alle cure dei pazienti.
Ma il papà non ci sta e di lì a poco lo segue. Decide di entrare in quella stanza e lo aggredisce: botte, calci, pugni. I presenti spaventati chiamano le forze dell’ordine che intervengono poco dopo per placare gli animi. Per fortuna il medico non ha riportato ferite gravi, solo lesioni superficiali e qualche escoriazione.

Le forze dell’ordine hanno raccolto le testimonianze, e poco dopo, sono intervenute per sedare una seconda lite, questa volta scoppiata tra utenti in fila nel reparto d’emergenza. Lo scontro è durato poco grazie alla presenza degli agenti che ha evitato che la situazione degenerasse. E’ stata senza dubbio una serata particolarmente movimentata, ma non è un caso isolato. Quella delle aggressioni al personale sanitario è un’immagine tristemente nota da anni ma che, con i numeri emergenziali della pandemia, emerge con tinte più forti e nitide. Il finale è già scritto e non riesce a trovare una lieta conclusione. I pochi camici bianchi in servizio si trovano soli e senza mezzi a fronteggiare interventi di routine ed emergenze. Sperando di non incontrare la furia cieca dei pazienti stanchi di un servizio mediocre.

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