Molestie, in Corea del Sud migliaia donne manifestano contro lo spycam porn

Una manifestazione femminile senza precedenti nel paese per protestare contro la pornografia

(170510) -- SEOUL, May 10, 2017 (Xinhua) -- Moon Jae-in takes part in the presidential inauguration ceremony in Seoul, capital of South Korea, on May 10, 2017. Moon Jae-in was sworn in as new South Korean president on Wednesday and soon after an inaugural ceremony, he appointed new prime minister, intelligence agency chief, presidential chief of staff and chief of the presidential security.(Xinhua/Lee Sang-ho) (yy)

SEUL (LaPresse/AFP) – In Corea del Sud, decine di migliaia di donne sudcoreane sono scese in strada per protestare contro le molestie sessuali, in una manifestazione femminile senza precedenti nel Paese. Le dimostranti chiedono al governo di reprimere la pornografia realizzata filmandole segretamente con videocamere nascoste, il cosiddetto ‘spycam porn’. Gli organizzatori hanno stimato la presenza di 55mila donne, la polizia di 20mila. I filmati ‘rubati’ sono diventati sempre più diffusi in Corea del Sud, dove uomini hanno ripreso segretamente le donne in scuole, posti di lavoro, bagni e spogliatoi. Il tema è stato largamente affrontato sui media. La distribuzione di pornografia è illegale nel Paese. Ma i video sono diffusi sui siti porno e nelle chatroom online, o usati nelle pubblicità di siti web che promuovono prostituzione e scommesse.

La protesta delle donne della Corea del Sud contro spycam porn

Le donne alla manifestazione hanno chiesto che siano puniti severamente i realizzatori dei video, così come coloro che li hanno caricati, guardati, condivisi. “‘La mia vita non è il vostro porno‘ e ‘siamo esseri umani non oggetti sessuali per le vostre fantasie malate‘, si leggeva sugli striscioni alla manifestazione. La maggior parte delle dimostranti erano adolescenti, giovani e donne tra i 20 e 30 anni, le fasce che più sono state oggetto del furto di immagini.

Le donne chiedono misure più severe

Il numero di reati con spycam è salito da circa 1.100 nel 2010 a oltre 6.500 lo scorso anno in Corea del Sud. Ma la maggior parte degli uomini processati è stata punita soltanto con multe o con pene carcerarie sospese. Tra i condannati ci sono docenti universitari, insegnanti, medici, religiosi, funzionari pubblici, poliziotti e un giudice. Le manifestanti e le organizzazioni denunciano le sentenze come un ulteriore colpo ai loro diritti. Già scarsamente tutelati nel Paese che non eccelle per rispetto dei diritti delle donne.

Un problema che è parte della vita quotidiana

Il problema dei video è diventato ormai così grave che ai produttori di telefoni venduti in Corea del Sud è richiesto di garantire che la ripresa delle immagini faccia un rumore forte, quando attivata. Tuttavia, la misura è stata aggirata con app che disattivano il suono, oppure con telecamere nascoste in contenitori, occhiali, orologi, portachiavi e altri oggetti. A maggio il presidente, Moon Jae-in, ha dichiarato il dilagante problema “parte della vita quotidiana” e ha chiesto pene più severe per i responsabili.

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