Musica, Bono si racconta in ‘Surrender’: esce la biografia del leader degli U2

Dalla periferia di Dublino alla vetta del mondo con gli U2 passando per gli incontri alla Casa Bianca con George W. Bush e Barack Obama.

Dalla periferia di Dublino alla vetta del mondo con gli U2 passando per gli incontri alla Casa Bianca con George W. Bush e Barack Obama. Bono si racconta nella sua autobiografia ‘Surrender. 40 canzoni, una storia’, che esce oggi per Mondadori. Una parabola straordinaria, di una rockstar famosa per la sua musica quanto per il suo impegno da attivista. “Larger than life”, più grande della vita, direbbero gli americani per descrivere l’esistenza di Paul Hewson, 62 anni, nato nella periferia nord della capitale dell’Isola di Smeraldo e cresciuto nei cupi anni ’70 di un Irlanda povera e depressa, ancora ai margini dell’Europa.

Nel memoir Bono però racconta come la musica e l’amicizia abbiano illuminato quella mediocre vita suburbana. La storia è nota: grazie a un avviso messo sulla bacheca del liceo Mount temple Comprehensive School dal futuro batterista degli U2 Larry Mullen Jr per formare una band, Paul, Dave Evans (in futuro conosciuto da tutto il mondo come The Edge) e Adam Clayton rispondono alla chiamata. Da quel gruppo di adolescenti musicalmente semianalfabeti e influenzati più dalle fede in Cristo che dalla mitologia sesso, droga e rok’n’roll, verrà fuori la più grande rock band del mondo. Come sottolinea Bono, in quei quattro teenager incapaci di suonare una canzone c’era però una scintilla, una chimica e un’ambizione che li porterà a un successo planetario e a incidere sulla storia della musica. Nella stessa settimana in cui si formano gli U2 Bono ha il suo primo appuntamento con un’altra studentessa di quella scuola, Alison Stewart, che ancora oggi è la moglie del cantante irlandese e alla quale è dedicato il libro.

Instancanbile, chiacchierone, ambizioso e un po’ megalomane, Bono spiega di aver scritto il libro per Ali e la sua famiglia e di averlo intitolato ‘Surrender, ovvero resa, per arrendersi a sé stesso e cercare di ‘essere’ invece che di ‘fare’. Tra gli episodi chiave della sua vita c’è la morte improvvisa della madre Iris, che muore per un aneurisma che la colpisce al funerale del proprio padre. Un trauma che segnerà il quattordicenne Paul, che si butterà nella musica per riempire quel vuoto e per incanalare una rabbia, che come rivela lui, ancora a tratti lo investe.

Una rabbia provocata in Bono anche dalle ingiustizie del mondo. E lui, incurante delle critiche di chi lo ritiene un insopportabile predicatore e di aver frequentazioni politicamente discutubili per il mondo liberal, tira avanti e spiega: “Ci sono persone con cui non sono d’accordo su quasi nulla ma se troviamo una causa comune, questo è il modo in cui dovrebbe agire la politica”. E questo approccio lo ha portato nella sua veste di attivista ad aiutare a ridurre il debito dei paesi africani e a ottenere risultati nella lotta all’estrema povertà e all’Aids nel continente africano, attraverso la distribuzione dei farmaci antiretrovirali. Tra i suoi alleati nella battaglia all’Hiv c’è infatti anche l’ex presidente Usa George W. Bush, protagonista di uno dei tanti aneddoti che rendono godibile e divertente il libro di quel grande affabulatore che è Bono. In una discussione l’ex leader della Casa Bianca dovette zittirlo, battendo il pugno sul tavolo e ricordandogli: “Sono io il presidente qua”.

Bono racconta poi di un altro inquilino di Pennsylvania Avenue, quel Barack Obama che non trovando più Bono durante una cena lo trovò addormentato nella stanza di Abraham Lincoln. “Non ha retto i miei cocktail”, ha scherzato Obama in un ‘intervista mentre il cantante spiega la sua abitudine a brevi pisolini, indotti da un’allergia a un enzima contenuto nell’alcool. Tanto da cadere nel sonno anche sul divano della casa di Frank Sinatra, dopo qualche whisky offerto da The Voice.

C’è anche un episodio legato all’Italia, paese amatissimo da Bono, che divenne amico fraterno di Luciano Pavarotti, con cui duettò in ‘Miss Sarajevo’, cedendo alle telefonate incessanti del tenore modenese. Ma l’aneddoto riguarda i giorni drammatici del G8 del 2001 a Genova, dove il frontman degli U2, venne invitato nella sua veste di attivista. Nel libro ricorda con imbarazzo una foto che lo ritrae sorridente insieme a Vladimir Putin al summit, “prima che lui diventasse il male”. E in una recente intervista al New York Times per il lancio di ‘Surrender’, Bono ha rivelato come militanti no global nella città nel caos gli affidarono un nastro con le immagini della violenze della polizia alla scuola Diaz per consegnarlo a due ragazze anarchiche. E lui lo fece, senza sapere poi se quei video avessero poi mai visto la luce.

di Niccolò Borella

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