De Gregori e le sue due anime live: E’ una bulimia musicale

Gian Mattia D'Alberto - LaPresse in foto Francesco De Gregori

Milano – Nell’ultimo periodo ha tagliato la barba, messo in un cassetto cappello e occhiali scuri, lasciato da parte la sua immagine ‘iconica’. Ma Francesco De Gregori lo sa bene, ciò che più conta sono stati i suoi cambiamenti interiori: “Ci sono una maggiore maturità, consapevolezza, distacco dalle passioni. Non mi piace chiamarla saggezza, però se mi dovessi scandagliare dentro direi questo“.

Sul tanto discusso taglio della barba è decisamente più pragmatico

Ero in Grecia, volevo usare una di quelle maschere subacquee che prendono tutto il viso e ho preferito tagliarla. Poi è passato il tempo e non l’ho fatta crescere. Non era importante, in verità non mi sono posto il problema di poter sembrare diverso. E poi, perché devo essere sempre riconoscibile? Chi se ne frega. Non devo essere prigioniero di una fotografia“. E non è l’unica cosa che è cambiata: De Gregori, un tempo schivo e burbero, ora sembra molto più ben disposto a raccontare e raccontarsi: “Non ne sento la necessità, ma mi dà meno fastidio di una volta. E’ un buon segno, meglio tardi che mai“.

Senza barba, comunque, il Principe non ha perso la sua creatività e si è gettato a capofitto in mille nuovi progetti. Lui stesso la definisce una “bulimia musicale”. E in effetti, nel giro di pochi mesi, sono arrivati una canzone con Elisa, un disco inciso con la moglie in napoletano (‘Anema e core’), un documentario (‘Vero dal vivo’) il 1 dicembre in onda su Rai3 e ora due nuove dimensioni live diversissime l’una dall’altra. Il filo conduttore che unisce percorsi apparentemente slegati fra loro è la ricerca di novità, il “caos”, come lo racconta De Gregori.

Un disordine però incanalato prima, a febbraio, in 20 date al Teatro della Garbatella di Roma, per dei live ‘Off the records’, confidenziali, con quattro musicisti e 230 spettatori. Poi, in altri concerti ben diversi, in estate, in spazi grandi e aperti, a partire dalle Terme di Caracalla, con un’orchestra di 40 elementi il cui nucleo fondamentale sarà formato dagli Gnu Quartet.

Il titolo della seconda sessione di date è già da solo una dichiarazione di intenti

‘Greatest Hits Live’. “Spesso – racconta – davanti a me ho una platea di cui il 70% vuole sentire ‘Generale’, l’altro 30% non ne può più. In questo doppio progetto calo l’asso prima: con l’orchestra si sentiranno tutti i miei grandi successi mainstream, nella parte romana, invece, giocherò col mio repertorio e ogni sera cambierò qualche pezzo, provandolo solo al pomeriggio e lavorandoci pochissimo sopra. Mi eccita l’idea di dare un senso di improvvisazione alla mia musica“.

Nessuno si aspetti uno storytelling alla Bruce Springsteen: “Non mi piace molto raccontare prima di cantare, quando qualcuno lo fa provo brivido insofferenza. C’è un tempo per parlare e uno per suonare. Non sarò mai un grande parlatore“.

E dopo la lunga serie di concerti? Un progetto c’è: incidere su disco i pezzi con l’orchestra. Non dal vivo, però. “Vorrei registrare in sala per non avere gli applausi. Non sarà un live, anche perché sono sempre stato massacrato. Ne ho fatti già troppi”.

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