Musica: Patti Smith strega Milano che la omaggia con la Pergamena della città

Un grande carisma, magnetico ed empatico con il suo pubblico, ma senza quello sfoggio di ego tipico delle rockstar.

Foto Claudio Furlan - LaPresse 07 dicembre 2019 Piazza della Scala, Milano (Italia) cronaca Prima del Teatro della Scala: è il giorno della Tosca di Giacomo Puccini. Nella foto: Patti Smith Photo Claudio Furlan - LaPresse December 07th, 2019 Milan (Italy) news La Scala's season premiere: the day of Giacomo Puccin's Tosca. In the photo: Patti Smith

MILANO – Un grande carisma, magnetico ed empatico con il suo pubblico, ma senza quello sfoggio di ego tipico delle rockstar. È l’impressione che lascia Patti Smith, che ieri sera ha concluso il suo minitour italiano dopo le tappe a Pompei, Roma, Stresa e Cervia, al Castello Sforzesco di Milano. Uno show che ha suggellato ancora una volta l’amore della sacerdotessa del rock per l’Italia e per il capoluogo lombardo, che l’ha omaggiata con la Pergamena per ‘l’arte e la cultura’, consegnatale sul palco dall’assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi.

Un amore che la 75enne artista di Chicago, cresciuta nel New Jersey e sbocciata come artista a New York, innamorata di Pasolini e dell’arte del Belpaese, ha raccontato durante la sua esibizione, parlando estasiata delle sue visite alle rovine di Pompei e alla vigna di Leonardo Da Vinci a Milano. E che celebra durante il concerto con una lettura de ‘L’Infinito di Leopardi in inglese. Non sarà l’unico momento di talkin’ poetry della serata.

L’eroina del punk newyorkese di fine anni ’70 ha sempre quel piglio da esponente dell’altra America, libertaria, aperta e attenta ai diritti civili, e si cimenta anche in una recita ipnotica della poesia ‘Footnote to Howl’ di Allen Ginsberg, uno dei maestri della Beat Generation e amico di Patti. Ma c’è anche il rock, assicurato dal suo ‘Patti Smith Quartet, dove è protagonista il figlio della chanteuse, Jackson Smith, che declina in una versione più blues elettro- acustica i classici di Smith, ma con la ritmica incisiva del batterista Seb Rochford e del bassista Tony Shanahan.

E allora scorrono i capolavori che hanno segnato la storia del rock: ‘Redondo Beach’ in apertura, ‘Dancing Barefoot’, ‘Gloria’, quella ‘Because The Night’, generoso regalo dell’amico Bruce Springsteen, che diventerà la hit di una carriera. Il finale, come sempre, è affidato all’inno ‘People Have The Power’, con il pubblico tutto in piedi a cantare e un ospite a sorpresa sul palco, il campione di basket dell’Olimpia Milano e capitano della Nazionale azzurra Gigi Datome, che imbraccia la chitarra accanto a Patti, con il sorriso di un bambino a cui è stato regalato un sogno.

Di Niccolò Borella

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