Napoli. Lite in famiglia, poi le coltellate. Diciassettenne uccide la madre originaria di Santa Maria La Fossa

Il delitto nell’abitazione in via Rampe San Giovanni Maggiore, la donna aveva 61 anni. Il figlio avrebbe urlato che la mamma voleva suicidarsi

NAPOLI Gianmaria Roberti) – Una lite come tante, poi le coltellate, vibrate con una furia incredibile. L’esito è tragico: un 17enne avrebbe ucciso la madre, in un’abitazione di via Rampe San Giovanni Maggiore, in pieno centro a Napoli. La vittima è Filomena Galeone, di professione psichiatra, nata 61 anni fa a Santa Maria la Fossa in provincia di Caserta. Questa è la prima ricostruzione della polizia, intervenuta con gli agenti dell’Upg della Questura e del vicino commissariato Decumani. Sul posto anche i vigili del Fuoco, entrati dalla finestra, per accedere nell’abitazione. Il ragazzo avrebbe colpito la donna con numerosi fendenti, in diverse parti del corpo. Ma ci sono tanti aspetti da chiarire. Una cosa è sicura. Quando sono giunti i soccorsi, non c’era già più niente da fare per Filomena Galeone. In quel momento, il 17enne – nato in Lituania e adottato da una famiglia di professionisti – era barricato in casa. Non è chiaro, viceversa, se fosse presente anche il padre, anch’egli psichiatra. I poliziotti, compiuta l’irruzione, hanno bloccato il giovane, apparso sotto choc. Ora la sua posizione è al vaglio del pm della Procura per i minorenni di Napoli. La donna era riversa sul pavimento, in una pozza di sangue.
Le indagini della Squadra Mobile sono scattate immediatamente. Si cerca di risalire al movente del gesto. Di comprendere cosa abbia scatenato tanta violenza, tra le mura domestiche. L’assassinio – sembra certo – è avvenuto proprio lì, all’interno dell’abitazione, al primo piano dello stabile. Stando alle prime testimonianze il ragazzo chiedeva aiuto dal balcone. Avrebbe gridato che la madre voleva ammazzarsi. Gli investigatori stanno ascoltando i vicini. Da loro vogliono sapere se, tra mamma e figlio, i litigi fossero frequenti. Oppure se si sia trattato di un raptus isolato. Alcuni residenti sono stati allertati dalle urla provenienti dall’appartamento, situato in una traversa di via Mezzocannone, in piena zona universitaria. Qualcuno ha chiamato le forze dell’ordine, giunte con varie volanti. Quando si è consumato l’omicidio, c’era molta gente in strada. Sono i giovani che affollano le vie del centro storico, nelle sere della movida di giugno.
Un’assurda tragedia ne ha squarciato l’atmosfera leggera. Un dramma che ha sconvolto il mondo della borghesia napoletana. Filomena Galeone era un medico conosciuto. Viveva a Napoli da molti anni, ma sempre coltivando i rapporti col paese d’origine. Lavorava presso la Asl di piazza Nazionale, dov’era dirigente responsabile dell’unità operativa di assistenza anziani. Il marito è in servizio al Cto, ed è docente universitario. L’uomo è imparentato con un’altra professoressa, Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo, il giovane ferito a coltellate da una baby gang, nel dicembre 2017, in via Foria.

Il cadavere portato via mentre i clienti dell’osteria consumavano la cena

NAPOLI (Domenico Cicalese) – Da una parte una famiglia distrutta, dilaniata da una tragedia senza eguali, di quelle che non si augurano nemmeno al peggior nemico; dall’altra la normalità di una serata da proseguire, seduti al tavolo di un’osteria a godersi la cena in una location suggestiva, il clima estivo e una Napoli che ha già le tonalità e i crismi delle vacanze. C’è tutta l’ordinarietà del male dietro le scene che si sono sviluppate subito dopo l’omicidio avvenuto in serata in via Rampe San Giovanni Maggiore, dove un 17enne ha ucciso la madre a coltellate. E basterebbe questo per fotografare la drammaticità dell’evento. Quando il furgone della polizia mortuaria ha imboccato la stradina di via Mezzocannone, i clienti del ristorante sito accanto al portone dov’è avvenuto l’omicidio, non credevano ai propri occhi. Poi il corpo senza vita di Filomena Galeone, i necrofori che – con delicatezza e professionalità – chiudono il portellone posteriore del veicolo, e l’autista che spinge sull’acceleratore per lasciare la zona. Qualcuno ha afferrato uno smartphone per immortalare il momento, altri invece mandavano messaggi ad amici e conoscenti per divulgare la notizia, un modo anche per certificare la propria presenza su un luogo del delitto, curiosità che si mescola all’invadenza, all’indelicatezza. Intanto via Mezzocannone brulicava di giovani come fa ogni sera di ogni giorno dell’anno, con il consueto popolo della movida che intanto scaldava i motori in vista della seconda parte della serata, da consumarsi preferibilmente ai tavolini o comunque all’esterno di un bar, tra fiumi di alcol e non solo quello.
Sul centro storico il silenzio non cala mai, nemmeno quando ci si trova a dover affrontare un delitto così efferato. Quanto successo ieri sera in via Rampe San Giovanni Maggiore ha numerosi precedenti nell’area di Napoli e dintorni. E in quasi tutti i casi, le indagini hanno poi appurato che il male, in quel nucleo familiare, si annidava da tempo. Non raptus di follia, ma storie di attriti e ruggini maturati negli anni, in un processo al contrario in cui invece dell’amore a dominare è l’odio.
Saranno gli inquirenti a fare luce sul delitto di Filomena Galeone, medico stimato e moglie di un collega in servizio al Centro Traumatologico Ortopedico dei Colli Aminei.
L’assassino, 17 anni compiuti da poco, lituano di nascita e adottato dalla coppia, si è poi rinchiuso in casa, dichiarando in un primo momento che la madre aveva intenzione di suicidarsi. Una versione alla quale gli investigatori, giunti sul posto nel giro di pochi minuti, non hanno mai creduto. Molto probabilmente la sua posizione sarà stabilita già nelle prossime ore, starà alla Procura per i minorenni del capoluogo a pronunciarsi in merito. Sullo sfondo resta una vicenda difficile da accettare, ma che – e le cronache recenti ne sono testimonianze – segue un trend che diventa sempre più inquietante.

Il marito della vittima colto da un malore e curato in ospedale

NAPOLI (cica) – Il dramma di un uomo che ha perso tutto, una moglie e un figlio, e che ha perso l’amore, tutto ciò per cui ha vissuto per anni: la sua famiglia. E’ la tragedia nella tragedia del marito della vittima nonché padre dell’assassino, docente universitario e medico in servizio al Cto. C’era anche lui, nell’abitazione al civico 3 delle Rampe San Giovanni Maggiore, quando il 17enne colpiva con i fendenti la donna. Per lui è stato necessario il trasferimento in ospedale. Troppo forte il dolore per la scena della moglie riversa sul pavimento, senza vita, con la consapevolezza che l’autore del disastro fosse il figlio. Il medico è stato colto da un malore. Nello stesso nosocomio, il Vecchio Pellegrini, è giunto anche il figlio, il matricida, insanguinato e con ferite da taglio alle mani e ai polsi. Per entrambi non è stato disposto il ricovero.

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