Nobel per la Pace, tra i favoriti Donald Trump e i presidenti delle Coree

Secondo molti osservatori tra i tre leader mondiali si potrebbe nascondere il vincitore del premio

AFP PHOTO / SAUL LOEB

OSLO (LaPresse/AFP) – Sono 331, tra singoli e organizzazioni, i candidati al premio Nobel per la Pace 2018. La lista è segreta, ma il totonomi è in piena attività in vista dell’annuncio di domani a Oslo. Dopo che lo scorso anno l’onorificenza è stata assegnata alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican). Quest’anno c’è attesa non solo per il riconoscimento. Ma anche a seguito dello scandalo legato al movimento #MeToo che ha spinto l’Accademia svedese a posticipare il premio per la Letteratura per la prima volta da settant’anni.

Spiccano i nomi di Kim Jong-un e Moon Jae

Ai primi posti tra i candidati, secondo i bookmaker inglesi di Ladbrokes, c’è lo storico incontro tra il leader nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano, Moon Jae. Ma alcuni esperti del riconoscimento per la Pace dissentono. “Da un lato, la svolta tra le due Coree è l’avvenimento più plateale in questo campo quest’anno”, ha affermato Dan Smith, capo dell’Istituto internazionale di ricerca per la pace di Stoccolma (Sipri).

Premio Nobel per la pace, tra i favoriti anche Trump

“D’altra parte – ha proseguito Smith – mi chiedo se non sarebbe prematuro assegnare il premio su questa base quest’anno”. Sempre in tema di Corea del Nord, non sarebbe da escludere neppure l’incontro fra Donald Trump e Kim. Il presidente americano sarebbe stato indicato come potenziale vincitore anche da Boris Johnson, quando era ministro degli Esteri del Regno Unito. Nonché dallo stesso Moon. La vittoria del tycoon americano sarebbe data 7 a 1 dai bookmaker di Betsson. A notevole distanza dal presidente francese, Emmanuel Macron, dalla prima ministra del Regno unito, Theresa May. E dal presidente russo, Vladimir Putin, tutti fermi a 75 a 1.

Gli altri fattori da considerare

Trump detiene lo scettro anche come nominato più controverso. Secondo Smith l’assegnazione del premio al magnate sarebbe “inappropriata” a causa di decisioni “molto negative per quanto riguarda la pace”, in primis il ritiro dall’accordo sul clima di Parigi e dall’intesa sul nucleare iraniano.

Da tenere d’occhio è anche la riconciliazione tra Etiopia ed Eritrea dopo 20 anni di guerra. Per Peter Wallensteen, professore svedese specializzato in relazioni internazionali, il premio potrebbe essere assegnato al primo ministro etiope Abiy Ahmed. Tuttavia, il fatto che sia stato eletto lo scorso aprile potrebbe aver ostacolato la ricezione della candidatura, iter che di solito avviene a inizio anno.

Gli altri potenziali vincitori del prestigioso riconoscimento

Per alcuni osservatori, in lizza ci sono anche il ginecologo congolese Denis Mukwege, che da vent’anni cura le donne vittime di stupro nella Repubblica Democratica del Congo, e Nadia Murad, donna yazida tenuta come schiava dal gruppo jihadista Stato Islamico e ora attivista per i diritti umani.

Tra i potenziali vincitori anche l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), le organizzazioni che difendono i media come Reporters Without Borders e il Comitato per la protezione dei giornalisti, il giornale russo di opposizione Novaya Gazeta. A loro si aggiungono anche i cristiani copti egiziani per “essersi rifiutati di vendicarsi nonostante la mortale e continua persecuzione”.

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