Ode a San Francesco, primo vero ecologista

In occasione dell’80° anniversario della proclamazione di San Francesco d’Assisi a patrono d’Italia, di cui oggi la Chiesa Cattolica festeggia la memoria, ci concentriamo su alcuni aspetti classici e caratteristici della sua persona e della sua santità, sempre moderna, sempre attuale. Francesco, modello di ecologia integrale, indica in questo nostro contesto, a volte confuso, la via dell’interdisciplinarietà, necessaria per dare soluzione alla crisi ecologica, che si presenta complessa e planetaria. Nel 1939 papa Pio XII lo proclamò patrono d’Italia assieme a santa Caterina da Siena. Dopo pochi anni scoppiò la seconda guerra mondiale e la sua figura divenne un richiamo alla pace. A distanza di 80 anni molte cose sono cambiate: uno dei problemi emergenti è la custodia del creato, come ha evidenziato papa Francesco nella sua Lettera Enciclica Laudato sì promulgata il 24 maggio 2015.

Ma già dal 1980 Giovanni Paolo II dichiarava san Francesco patrono dei cultori dell’ecologia, rispondendo alla richiesta inoltrata dalla Società Internazionale degli Ecologisti. San Francesco, realmente, può dire qualcosa sul tema dell’ambiente anche ai nostri giorni, nonostante la differente situazione del contesto attuale rispetto al Medio Evo. San Francesco ci insegna a “meravigliarci”, a “stupirci” del grande dono della creazione, ma soprattutto del dono che il Creatore fa ad ogni creatura. Tanto spesso, purtroppo, l’uomo di questo contesto vuole diventare “padrone della natura” e usarla a proprio piacimento fino al punto di poter abusare di essa; san Francesco ci invita ad essere custodi e amministratori dei doni e dei beni che abbiamo ricevuto dal Creatore. Un’ecologia integrale autentica ci chiama a “interessarci alla nostra casa”, a “saper interpretare il nostro rapporto con essa”. Scrive il pontefice all’inizio della Lettera Enciclica Laudato sì: “Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani”.

Un nuovo modo di interpretare la relazione con le cose create, con l’ambiente e con “tutte le creature” può essere desunta dal Cantico delle Creature di S. Francesco – opera letteraria di spessore unico – che ci invita alla lode, alla gratitudine, alla restituzione e alla custodia di ogni realtà creata, un messaggio decisamente in antitesi al nostro modo di vivere e di comportarci che spesso è legato alle logiche del profitto e del possesso. Davvero san Francesco, grazie alla sua vita umile, povera e semplice diventa modello di novità: lui è l’uomo “veramente evangelico”, colui che è chiamato a incarnare con la propria carne la vita, la passione e l’amore di Dio, che si è fatto carne in Gesù Cristo.

Il Cantico delle Creature e tutta l’esperienza della santità di Francesco di Assisi ci invitano alla lode, al non attaccamento dei beni, al vivere in libertà e letizia tutti i nostri giorni, nell’ottica del servizio per cercare sempre il bene comune. Davvero la chiamata alla santità che Dio fa a ciascuno di noi, diventa un’occasione per cercare e provare a vivere quella bellezza di Cristo che rende autentica e bella tutta la Chiesa. Il Cantico del poverello d’Assisi, pertanto, diviene espressione della bellezza dell’amore misericordioso che si prende cura dell’altro e di quella tenerezza con la quale Dio ci ha amato con “viscere di misericordia”.

fra’ Fabio Nardelli
(francescano dell’Ordine dei frati minori)

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