Orti botanici, tradizione italiana

Dalla cultura del Mediterraneo antico a baluardi contro il degrado urbano

NAPOLI – L’aroma delle piante officinali si diffonde nell’aria mentre la brezza primaverile si alza, sollevando i pollini e diffondendo la naturale fragranza delle erbe e dei fiori: è una tradizione che affonda le sue radici nell’antica cultura latina quella degli orti botanici che oggi, a fronte dei gravi problemi causati da inquinamento e riscaldamento globale, diventano un vero e proprio balzo in avanti nella cultura ecologista, autentici bastioni contro il cambiamento climatico e a difesa della natura e dell’ambiente.
L’orto botanico è da sempre un perno della cultura italica, che trova radici nei tempi dell’antica Roma e delle colonie greche nello stivale. Piantato sin dall’antichità all’interno della città concede ai visitatori, per alcuni minuti, di ritrovare un contatto con la natura. In questi spazi verdi cittadini, ci riservano esperienze sempre più rivolte all’ecologia ambientale. Fortemente relazionati alla comunità urbana, i giardini botanici italiani attuano da un decennio un cambio di prospettiva che li rende sempre più attivi alla divulgazione dei valori green, nonché alla salvaguardia delle biodiversità vegetali.

Conservazione e studio: lo scopo degli orti botanici

Duplice è l’obiettivo con cui nasce l’orto botanico in Italia. In primo luogo è un’area dedicata alla conservazione di specie vegetali preziose. In secondo luogo è un ritrovo per gli studiosi, che possono qui dedicarsi in un ambiente protetto allo studio delle proprietà intrinseche delle piante medicinali. Innegabile, tuttavia, il suo stretto legame con la comunità che lo accoglie. L’orto botanico diventa un ‘punto di resistenza’ contro il degrado urbano ed ambientale. Un polmone verde non soltanto per i cittadini e che diventa un epicentro per la ricerca dedicata all’ecologia ambientale. Anticamente si trattava si hortus conclusus, ossia chiuso alla comunità e riservato ai soli studiosi. Una tradizione obsoleta che oggi lascia il passo, aprendosi ai cittadini, a salvaguardia dei beni ambientali più preziosi.

L’orto Botanico di Napoli: l’eredità di Giuseppe Bonaparte

L’Orto Botanico di Napoli venne creato nel 1807 nel capoluogo partenopeo. a volerlo fu Giuseppe Bonaparte, nel periodo di occupazione francese della città. A costruirlo furono i due architetti De Fazio e Paoletti. Il primo si occupò della facciata monumentale della struttura, il viale principale che la attraversa perpendicolare e quello ortogonale. Il secondo si occupò invece di progettare e ralizzare la parte inferiore dell’Orto.

I viali dedicati alla Dea Flora nei giardini dell’Orto di Portici

A differenza dell’orto del capoluogo la struttura botanica di Portici fu voluta da Francesco Geri. L’edificio si compone di una serie di viali disposti radialmente, ornati da una fontana dove si trova la scultura della Dea Flora, attualmente in fase di restauro. Il patrimonio vegetale dell’Orto Botanico di Portici è costituito da numerose specie di piante, rappresentative di oltre sessanta famiglie botaniche. Di notevole interesse sono le diverse specie del Madagascar tra cui gli esemplari di Didierea ed Euphorbia. Soltanto qui e in pochi altri siti, in tutta Italia, è possibile ammirare alcune tra le specie vegetali più rare, provenienti da luoghi che si trovano a migliaia di chilometri di distanza.

Nella villa comunale di Avellino il patrimonio arboreo protetto

L’Orto della Villa Comunale venne inaugurato nel 1850 e nel 1916 venne concesso all’Amministrazione Comunale che lo utilizzò come villa per uso pubblico e nel 1954 si estese a tutta la zona della villa. Una vera e propria ricchezza per la città, dove ancora oggi sono conservate numerose specie di vegetali. L’Orto offre un panorama floreale stupendo che risveglia i sensi tramite i meravigliosi profumi delle piante e della moltitudine di fiori bellissimi. un momento in cui i visitatori che si trovano nel capoluogo dell’Irpinia possono tornare ad abbracciare la nature e ristabilire il contatto con l’ambiente.

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