Patto De Luca-Di Maio, che delusione i grillini

L’elettorato tradito, sono molto peggio degli altri. E il ministro discendente del Marchese del Grillo continua a negarsi

NAPOLI – Fateci caso. Da quanto tempo l’ironia pacchiana di Vincenzo De Luca non si abbatte su Luigi – Giggino – Di Maio? Semplice: da quando i due hanno stretto un patto di ferro sulla Sanità campana (clicca qui per leggere lo speciale di Cronache), volto a fare in modo che il governatore resti commissario ad acta il più a lungo possibile, mentre il ministro della Salute Giulia Grillo pensa a informarci via Facebook dello svezzamento del figlio.

Sono lontani i tempi in cui De Luca si rivolgeva al viceministro con disprezzo, definendolo “sfaccendato”, “pupo alla prima comunione”, “Charlie Brown”. Allo stesso modo il ministro del Lavoro non interviene con una dichiarazione pubblica antiDeluca neanche se per la terza volta le formiche infestano il San Giovanni Bosco.

L’intesa tra Di Maio e De Luca

I rapporti, insomma, sono diventati cordiali, distesi, amichevoli, come testimonia la foto emblematica di questo repentino cambiamento: Di Maio e De Luca si stringono la mano sorridenti nell’ufficio del governatore in occasione di un incontro sulle Universiadi, lo scorso luglio.

E’ evidente che, da allora, hanno trovato interessi comuni di cui discutere, e la sanità è certamente uno di questi. Lo hanno notato parlamentari di lungo corso e grande esperienza come Paolo Russo, che a Cronache ha parlato chiaramente di un accordo tra De Luca e i 5 Stelle, e lo conferma un dato incontrovertibile: nonostante sia stata annunciata la scorsa estate, la rimozione del governatore dal ruolo di commissario resta lettera morta. Uno dei tanti annunci sui quali i grillini fanno la loro eterna campagna elettorale, vanificando le battaglie che il gruppo locale comunque ha provato a portare avanti, in questi due anni.

Le domande al ministro

Al ministro Grillo noi di Cronache – e tantissime altre persone, basta dare un’occhiata ai suoi social – volevamo solo chiedere perché. Perché, nel momento in cui si approva una legge che consentirebbe di disarcionare l’uomo che da loro stessi è stato presentato come il male assoluto, non la si applica. Perché ci si nasconde dietro i 90 giorni di tempo che la legge concede per nominare un commissario.

Immaginiamo che un ministro che desideri dalla scorsa estate affidare a un uomo nuovo un comparto delicato come la Sanità in Campania abbia un identikit ben preciso in mente. E che, appena ne abbia la facoltà, provveda a firmare la nomina di un supertecnico. Volevamo chiederglielo, ma ha declinato l’invito, facendo sapere di non voler “entrare in polemica col governatore”. Poi, con la pubblicazione del nostro speciale Sanità in occasione del ‘compleanno’ che abbiamo celebrato giovedì, quello della promessa mancata da De Luca (“In due anni la Campania sarà la prima regione in Sanità, 30.01.2017), la Grillo si è rizelata e ci ha ricontattato, definendosi “a disposizione” per eventuali chiarimenti.

Non ce lo siamo fatti ripetere due volte e le abbiamo chiesto, ieri, dieci minuti al telefono per poterle porre le domande che tanti cittadini, quelli che l’hanno spedita là dov’è, al Ministero della Salute, vorrebbero porle, quelle alle quali non risponde neanche via social: niente da fare.

Il portavoce del portavoce

La risposta è stata ancora una volta no. “Inviateci le domande, rispondiamo lunedì, facciamo così con tutti”, è stata la risposta del suo portavoce. Eh già, perché “i portavoce in Parlamento” hanno a loro volta un portavoce, mica parlano direttamente con gli organi di stampa: non sia mai. Dato il cognome, è probabile che il ministro della Salute discenda direttamente da quel Marchese del Grillo magistralmente interpretato da Alberto Sordi che guardava tutti dall’alto in basso ripetendo “Io sono io e voi non siete un c…o”. E’ evidente che questo sono per il Movimento 5 Stelle i loro elettori, quelli che hanno permesso loro di diventare ministri, sottosegretari, vicepremier: un c…o . Alla faccia della trasparenza, alla faccia della ‘diversità’ sbandierata come marchio di fabbrica. Caro ministro pronipote del Marchese del Grillo, cari portavoce a 5 Stelle, è vero: siete molto diversi dagli altri. Siete peggio. 

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