Pd, Martina apre la Festa dell’Unità e attacca: “Questo governo è indecente”

Foto LaPresse - Pietro Masini in foto Maurizio Martina

Roma – La sala sotto il tendone alla Festa dell’Unità di Ravenna (da oggi al 10 settembre al Pala De André) è piena. Molti (quasi tutti) sono anziani. Sul palco, in piedi, Maurizio Martina, Matteo Orfini e gli altri dirigenti del Partito Democratico. In maniche di camicia. Fa caldo ma dà anche un po’ il senso che ci sia tanto da lavorare per questo partito, che valeva il 40 per cento solo quattro anni fa (40,81% alle Europee del 2014) e adesso sembra ridotto ai minimi termini, residuale, silenzioso. Anche più del 18,7% (terzo partito) del 4 marzo scorso.

Applausi sul palco ed in platea

Martina comincia a spiegare quello che il partito dovrebbe fare per uscire dal cul de sac della residuità e dalla quasi incapacità di dire qualsiasi cosa su quello che succede. Una mano, oggi, è arrivata forse anche dagli avversari politici che stanno rischiando di incartarsi sulla vicenda della nave Diciotti, ferma in porto a Catania con oltre 150 migranti a bordo (per lo più provenienti da Eritrea, Siria, Somalia, paesi per cui il diritto di asilo è considerato automatico a livello mondiale) bloccati a dal “niet” di Salvini spalleggiato da Di Maio.

Da Bruxelles è arrivato un “no”

E’ arrivato un “no” (sotto forma di un rinvio) alla richiesta italiana di risolvere il problema dividendo i 150 tra diversi Paesi europei. Così Martina può gridare che è un’indecenza, e che “nessuno ha mai fatto così“, che era evidente che la “Ue non avrebbe accettato provocazioni” e che “è l’ora che comincino a governare e a gestire i problemi invece di provocare”.

Richiesta perentoria al premier Conte affinché venga subito in Parlamento a riferire

Ma il problemi del Pd restano. Partire dai fischi di Genova? Partire dal nome stesso del partito, perché questo non sembra avere più appeal? “Non si parte dalla coda, ma dalla testa. Il tema non è il nome, ma lavorare su un nuovo progetto del Pd capace di dare risposte ai temi della giustizia sociale e della lotta alle diseguaglianze. Certamente la battaglia per una nuova Europa, alternativa al ritorno pericoloso dei nazionalismi, è questione prioritaria. Bisogna essere consapevoli che senza Europa non avremo vera sovranità”.

Gli ha fatto il controcanto (in un’intervista a Repubblica) l’ex ministro dello Sviluppo dei governi Renzi e Gentiloni, Carlo Calenda:Non è dal Pd fischiato a Genova che i dem devono ripartire ma dalla rifondazione di un progetto ideale solido e organico per i progressisti e dalle persone, allargando anche agli elettori moderati che non si riconoscono nel progetto di democrazia illiberale di Salvini e di Di Maio. Per questo occorre andare oltre il Pd“.

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