Pedofilia, attesa e angoscia per il cardinale Pell: sentenza d’appello in arrivo

È stato proprio il pontefice argentino a sceglierlo, nel 2013, nella squadra del consiglio dei cardinali per aiutarlo a riformare la Curia

CITTA’ DEL VATICANO – Sono ore di attesa e angoscia per il cardinale George Pell, che domani, 21 agosto, riceverà in Australia il verdetto d’appello dopo la condanna in primo grado per pedofilia. Una sentenza, però, che con grandi probabilità non metterà fine alla sua Odissea.

Sentenza in arrivo per il cardinale Pell

Al porporato 78enne, ex prefetto per l’Economia della Santa Sede, a marzo sono stati imposti sei anni di reclusione per stupro e aggressione a due coristi minorenni. Tre sono le possibilità che la Corte suprema dello stato di Victoria sta vagliando da giugno. Ordinare un nuovo processo, assolvere il cardinale o respingere l’appello. In questi ultimi due casi, il giudizio sarà probabilmente impugnato davanti all’Alta Corte d’Australia, la più alta del Paese, che trascinerebbe il caso per molti mesi ancora.

Il cardinale si dichiara innocente

Pell ha continuato per tutto il suo percorso a ribadire la sua innocenza. I fatti sarebbero avvenuti negli anni ’90 nella sagrestia della Cattedrale di San Patrizio a Melbourne. Di cui Pell era l’arcivescovo, dove le due vittime si erano nascoste per bere il vino della messa. Secondo i legali del cardinale sarebbe stato “fisicamente impossibile” che le aggressioni siano state commesse dal prelato mentre la cattedrale era così affollata. Soprattutto, considerano il verdetto “irragionevole” perché basato esclusivamente sulla testimonianza di una delle vittime (l’altra è morta nel 2014 per overdose, senza mai affermare di essere stata oggetto di un’aggressione).

I ruoli ricoperti

Il porporato è il funzionario della Chiesa cattolica di più alto rango mai condannato per stupro su minori. Ha avuto una carriera lampo. Nominato arcivescovo di Sydney nel 2001, è entrato nel potente Collegio dei cardinali nel 2003, ha partecipato ai conclavi che hanno eletto Benedetto XVI prima e Francesco poi.

È stato proprio il pontefice argentino a sceglierlo, nel 2013, nella squadra del consiglio dei cardinali per aiutarlo a riformare la Curia. E, nel 2014, come Segretario dell’Economia. Dopo la condanna, il cardinale è stato sollevato dalla guida del dicastero e ha perso il suo posto nel C9. Il Vaticano ha aperto indagini interne sull’arcivescovo, che alla fine potrebbe essere ridotto allo stato laicale, come è successo allo statunitense Theodore McCarrick.

(LaPresse/AFP/di Maria Elena Ribezzo)

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