Pedofilia nella Chiesa, duro Ratzinger: “Troppo garantismo ai preti accusati”

Joseph Alois Ratzinger. (photo: Federico Tardito / LaPresse)

ROMA “Il collasso spirituale è cominciato nel ’68”. Così il Papa emerito Joseph Ratzinger sugli abusi sessuali e i tanti casi che hanno coinvolto la Chiesa in questi anni. La sue denuncia racchiusa in 18 pagine e mezzo di appunti e pubblicate sul mensile tedesco Klerusblatt dopo averne parlato con Papa Francesco.

La spiegazione

Le diciotto pagine e mezzo sulla “Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali”, scritte dal Papa emerito, Benedetto XVI, rappresentano l’analisi più corposa dei vertici vaticani su un tema che sta squassando l’universo cattolico, e non solo: la pedofilia. E il fatto che arrivino dopo la riunione del febbraio scorso a Roma dei presidenti delle conferenze episcopali del mondo, convocati da Francesco, aggiunge interesse e mistero a questo documento.

La denuncia al garantismo

Anche perché Joseph Ratzinger punta il dito su un “garantismo” della Chiesa per il quale, negli anni Ottanta del secolo scorso, sulla pedofilia “dovevano essere garantiti soprattutto i diritti degli accusati. E questo fino al punto di escludere di fatto una condanna. Il loro diritto alla difesa venne talmente esteso che le condanne divennero quasi impossibili”.

La pubblicazione

Il testo è un pugno nello stomaco. E probabilmente non potrà non creare polemiche, perché ci sarà chi vedrà nelle affermazioni di Benedetto XVI un attacco a un’evoluzione dei costumi in Occidente negli ultimi cinquant’anni. Joseph Ratzinger parte da lontano, e spiega di avere deciso di pubblicarlo sul mensile tedesco Klerusblatt dopo i dovuti “contatti” con il segretario di Stato, Pietro Parolin, e con lo stesso Papa Francesco.

La fine di tutto

C’è un’espressione che ricorre spesso nelle sue riflessioni: “Collasso morale”. Ratzinger lo fa risalire alla seconda metà degli anni Sessanta del secolo scorso: a quella fisionomia della Rivoluzione del 1968 della quale farebbe parte “anche il fatto che la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente. Mi sono sempre chiesto – scrive come in questa situazione i giovani potessero andare verso il sacerdozio e accettarlo con tutte le sue conseguenze –. Il diffuso collasso delle vocazioni sacerdotali in quegli anni e l’enorme numero di dimissioni dallo stato ecclesiastico furono una conseguenza di tutti questi processi”.

Fu nello stesso periodo, a suo avviso, che cominciò “un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a questi processi della società”. Si tratta di un processo proseguito, a suo avviso, negli anni Settanta e Ottanta, quando la pedofilia è diventata “una questione scottante”.

L’apocalisse

Lo sguardo di Benedetto è puntato soprattutto sulla sua Germania come laboratorio di una trasgressione progressiva. Ma da lì spazia sugli Stati Uniti e abbraccia in una visione pessimistica, quasi apocalittica, l’intero Occidente. Nella sua analisi racconta come in quel periodo si radicò l’idea che non esistesse più il bene “ma solo ciò che sul momento e a seconda delle circostanze è relativamente meglio”. La crisi, a quel punto, aveva raggiunto “forme drammatiche”. Parla di “club omosessuali” che si formarono in molti seminari; di vescovi che rifiutavano la tradizione cattolica, e non solo negli Stati Uniti, in nome di “una specie di moderna cattolicità”.

La deriva della Chiesa

Accenna al fatto che in alcuni seminari, addirittura «studenti sorpresi a leggere i miei libri venivano ritenuti non idonei al sacerdozio». E “la Santa Sede sapeva di questi problemi”, sebbene non in dettaglio. Il Papa emerito rivaluta lo sforzo compiuto da Giovanni Paolo II per arginare quella che ha ritenuto una deriva pericolosa. Ne sottolinea la figura e la fermezza teologica, in un momento in cui, invece, alcune correnti progressiste del cattolicesimo tendono a svalutarlo. Il tono è drammatico, somiglia a un grido degno di una sorta di requisitoria. Indica una strada lastricata di errori tragici, e di una perdita progressiva dell’identità cattolica. E addita una via d’uscita dai tanti “collassi” morali di mezzo secolo attraverso scelte difficili, radicali, che non prevedono scorciatoie.

E probabilmente promettono di dividere il mondo cattolico, e non solo, prefigurando nuovi spartiacque. L’impressione è che dall’eremo vaticano nel quale vive dalle sue dimissioni del 2013, Benedetto XVI guardi già oltre questa fase; e oltre il pontificato dello stesso Francesco, al quale rivolge un accorato ringraziamento finale “per tutto quello che fa”.

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