Pnrr: Mattarella, evasione fiscale centrale. Nessun segnale che si cambi linea

Il presidente Sergio Mattarella, a sinistra, e Silvio Mignano, ambasciatore della Repubblica italiana, parlano agli italiani che lavorano in Svizzera durante una visita di stato di due giorni a Berna, Svizzera. (Peter Schneider/Keystone via AP)

L’evasione fiscale “è un problema grave per qualunque paese, lo è in maniera importante per l’Italia” dove si è “fatto molto” e nel Pnrr questo “è un tema che viene sottolineato con molta concretezza e molte indicazioni e non vi sono segnali che venga cambiato”. Nel giorno della firma per la trasmissione alle Camere della legge di bilancio è lo stesso Sergio Mattarella a ‘invitare’ il governo a non cambiare la rotta nella lotta all’evasione ricordando che la riforma del fisco resta “centrale” nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

In visita di Stato in Svizzera e dopo il colloquio con il presidente della Confederazione elvetica, Ignazio Cassis, Mattarella risponde “volentieri” alla domanda sulla stretta attualità, pur non facendo mai riferimento alla norma (sotto osservazione dell’Unione europea) dell’aumento da 30 a 60 euro della soglia minima per l’obbligatorietà di accettare i pagamenti con carta e bancomat.

Il tema è caldissimo, soprattutto dopo l’altolà della portavoce della Commissione europea, Veerle Nuyts, che interrogata sulla possibilità che la norma possa contraddire gli impegni contro l’evasione presi dall’Italia nel Pnrr, ricorda che “gli Stati membri dovrebbero attuare il loro piano per la ripresa e la resilienza come approvato dal Consiglio. La decisione di esecuzione del Consiglio include tappe fondamentali e obiettivi con scadenze chiare”.

L’inquilino del Colle, dunque, non si sottrae ma nello stesso tempo difende l’onorabilità del Paese considerato spesso, su questo argomento, “maglia nera” dell’Europa. “Bisogna avere cautela nelle definizioni, sono stato sempre diffidente su definizioni di maglia nera, primo in classifica o ultimo in classifica, perché generalmente nascono da criteri difformi da paese a paese, sono stato sempre refrattario all’uso di queste definizioni che sono sostanzialmente ascientifiche”, la stoccata.

In una Berna dal cielo grigio, Mattarella si concede anche un piccolo fuori programma. Al termine della cerimonia di esecuzione degli inni e degli onori militari, accompagnato da Cassis, si è avvicinato alla folla di cittadini in gran parte italo-svizzeri che attendevano nella piazza federale, lasciandosi andare a strette di mano e saluti, tra le grida di incitamento a proseguire nel suo lavoro.

A seguire il bilaterale che ha toccato vari temi. Primo fra tutti il conflitto in Ucraina, su cui la Svizzera ha confermato il totale sostegno alla popolazione di Kiev oltre alla dura condanna nei confronti dell’aggressione russa. “Le autocrazie sfidano il modello di pacifica convivenza internazionale e di convivenza democratica: è questione grave e non dobbiamo sottovalutarla. Sono sfide che non possono essere agevolate da incertezze e divisioni fra i popoli liberi”, tuona il presidente, sollecitando anche tutte le democrazie e “in particolare quelle europee” a “un rinnovato slancio di unità e coesione”. Mattarella non ha dubbi – e qui sembra parlare anche a chi in Italia vuole rivisitare il concetto di sostegno al paese aggredito – “una efficace difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto è una responsabilità che ricade su noi tutti, popoli del continente”.(LaPresse)

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