Potenza: violenta aggressione nel carcere minorile

Una violenta aggressione si è verificata ieri nel pomeriggio nel carcere minorile di Potenza. “Un detenuto marocchino che, dopo avere scontato una sanzione, pretendeva di entrare in una cella già occupata da altri ristretti nordafricani suoi amici, ha inizialmente desistito dal suo intento per poi, alle fine delle attività sociali, entrarvi di forza, barricandosi all’interno e dando vita ad una serie di violenze, represse dal deciso intervento della Polizia Penitenziaria che ha però contato due colleghi contusi tra le sue fila. I detenuti hanno incitato alla rivolta anche gli altri ristretti, che invece non hanno affatto aderito alla violenta protesta”. E’ quanto fa sapere il segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Saverio Brienza.

“Quel che è successo ieri – aggiunge Brienza – conferma quel che avevamo detto per spiegare la nostra scelta di disertare la Cerimonia regionale della Polizia Penitenziaria di Potenza: per la Polizia Penitenziaria non c’è nulla da festeggiare e la situazione delle carceri per minori sta tornando a livelli allarmanti senza vedere gli auspicati provvedimenti correttivi”. Brienza, che ha già espresso ai due poliziotti feriti la solidarietà del SAPPE, evidenzia che “qui ogni giorno c’è un evento critico ed il personale di Polizia Penitenziaria svolge il servizio con grande professionalità, ma la situazione è grave. Su 16 posti letto per detenuti quelli occupati sono 14, metà dei quali psichiatrici, con tutto quello che questo che questo comporta. Continuiamo ad essere con un direttore ed un comandante ‘ad intermittenza’, alcune ore a settimana, mentre qui devono essere i vertici dell’istituto in pianta stabile. Cosa si aspetta ad assumere quei provvedimenti urgenti e non più rinviabili per l’IPM di Potenza?” Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, torna a denunciare “come la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Ed è grave che, pur essendo a conoscenza delle problematiche connesse alla folta presenza di detenuti psichiatrici, le Autorità competenti non sia ancora state in grado di trovare una soluzione. Ogni giorno nelle carceri italiane, per minori e adulti, succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. Anche la gestione dei detenuti con problemi psichiatrici, che hanno invaso le carceri dopo la chiusura degli O.P.G., merita attenzione ed una urgente e compiuta risoluzione. Certo è che la loro presenza ha fatto aumentare il numero degli eventi critici nelle carceri”.

Per Capece, infatti, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici. Ormai in ogni carcere decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici vengono ospitati normalmente nelle sezioni detentive, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. Di conseguenza, i poliziotti penitenziari, oltre a essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene in Sicilia, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità”.

Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti siano responsabili di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove vengono disintegrati arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della polizia penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.

“A nostro avviso sarebbe importante rivedere il modello custodiale in atto”, conclude Capece. “Fondamentale sarebbe eliminare l’ozio nelle celle. Altro che vigilanza dinamica. L’Amministrazione Penitenziaria e quella della Giustizia minorile e di Comunità non hanno affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana”. Il SAPPE si rivolge quindi “al Guardasigilli Carlo Nordio di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari di Potenza, di tutta la Basilicata e dell’intero Paese. Servono interventi concreti, non i tagli ipotizzati in Finanziaria per il sistema carcere”.

(LaPresse)

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