Processioni, il vescovo Spinillo ferma gli “inchini”

La questua è vietata durante i cortei e se fatta “porta a porta” deve essere segnalata anche alle autorità civili

Angelo Spinillo

AVERSA- Niente soste e quindi niente “inchini” per le processioni religiose. E politici e amministratori stiano lontani dai comitati organizzatori delle feste patronali e per le questue ci saranno restrizioni. Queste alcune delle norme per le celebrazioni dettate dal vescovo della diocesi normanna Angelo Spinillo e contenute in un documento pubblicato nelle scorse ore. Il comitato organizzatore, scrive il presule, “è finalizzato all’organizzazione di un preciso momento di festa”, per cui dura in carica fino alla conclusione delel celebrazioni e “in nessun modo può essere trasformato in associazione che abbia caratteristiche di stabilità e un proprio numero di Codice fiscale… non può diventare un ruolo la responsabilità amministrativa delle economie realizzate e delle spese da sostenere”.
“Le feste religiose – spiega a “Cronache” il vescovo – non devono essere come quelle di certe associazioni, organizzate con fondi pubblici. Per questo ho tenuto a precisare che il comitato festa non è un’associazione e deve sciogliersi alla fine delle iniziative per poi eventualmente riformarsi. E non dovrebbe accedere nemmeno al 5 per mille”
Non potrà fare parte dei comitati, si legge ancora nella nota, “chi fosse, in qualsiasi forma, oggetto di condanna civile o penale”, quindi “sarà obbligatorio raccogliere le autodichiarazioni rilasciate dai membri del Comitato”. Inoltre, “per salvaguardare la dimensione comunitaria della festa, preservandola da possibili equivoci e strumentalizzazioni, non possono far parte del Comitato persone che ricoprano incarichi e ruoli di valenza politica o amministrativa a livello comunale o a qualsiasi altro livello civile”.
Spinillo precisa a questo proposito che la militanza nel comitato “potrebbe essere utilizzata per altri fini: non sempre questo avviene, ma è meglio evitare commistioni”.
E gli organizzatori dovranno rifuggire “dalla tentazione di mirare semplicemente al successo dato dal riuscire ad attirare gente per uno spettacolo o per favorire una qualsiasi altra forma di attività sociale”.
Un aspetto particolarmente delicato è quello delle questue: la nota stabilisce che “in occasione di manifestazioni o feste religiose tradizionali o in ricorrenze straordinarie è obbligatorio presentare domanda di autorizzazione alla Curia” per poter raccogliere fondi. Sono vietate le raccolte di denaro durante le processioni; in caso di “porta a porta”, “se ne faccia la registrazione rilasciando, se opportuno, una qualche forma di ricevuta”. Non solo: secondo Spinillo “bisogna informare anche le autorità civili di queste iniziative. Ogni tanto arrivano segnalazioni di persone che vanno in giro a chiedere soldi a nome del parroco”.
Vanno ancora evitate “forme di sponsorizzazione commerciale che richiedano, poi, di essere messe in evidenza con criteri che sono propri di altre forme di manifestazione, e soprattutto si eviti la banalità di preparare manifesti in cui il nome della Madonna o dei Santi sia confuso tra gli annunzi pubblicitari”.
Come stabilito dalla Conferenza episcopale regionale, “è necessario contenere in un tempo congruo la durata delle processioni, evitando soste (vietati, quindi, gli “inchini” che più volte hanno messo in imbarazzo la Chiesa) e sviluppando un cammino ordinato che significhi il procedere di un popolo”.
“Tutto si svolga – conclude il vescovo – nella massima legalità e con attenzione alla verità. La festa possa essere un messaggio di vita da dare a tutta la comunità”.
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