Processo Condor, in appello la condanna all’ergastolo per 24 militari

Accolte in toto le richieste dell'accusa sostenuta dal pg Francesco Mollace e dalla pm Tiziana Cugini

ROMA – Ventiquattro ergastoli. Tanti quanti gli imputati. È la sentenza della Corte d’Appello di Roma nel processo di appello sulla cosiddetta ‘Operación Condor’, che ribalta la decisione arrivata in primo grado. I condannati sono militari di Bolivia, Cile, Perù e Uruguay, coinvolti nelle operazioni che portarono alla scomparsa di 23 cittadini italiani negli anni del piano attuato dai regimi sudamericani, per reprimere le opposizioni.

L’esito del processo Condor

Nel processo di primo grado, a fronte della richiesta di condanna per 27 persone, il 17 gennaio del 2017, ne erano state condannate all’ergastolo 8 e 19 assolte. I giudici hanno riconosciuto in appello i militari come responsabili degli omicidi delle 23 vittime, cosa che, in primo grado, non era avvenuta.

Le richieste dell’accusa sono state accolte

Accolte in toto le richieste dell’accusa sostenuta dal pg Francesco Mollace e dalla pm Tiziana Cugini che davanti ai giudici aveva sottolineato: “I sequestri non nascevano solo per estorcere informazioni, ma per uccidere. E le uccisioni le avevano programmate per eliminare prove e perché fossero monito per quanti rimanevano, affinché desistessero dalla lotta sovversiva”.

Lo sterminio delle opposizioni

I 24 imputati, secondo Mollace, “hanno contribuito a un piano che ha portato a una devastante opera di sterminio delle opposizioni. Un piano in cui l’eliminazione fisica del sovversivo era prevista fin dall’inizio”.

Le famiglie delle vittime hanno avuto giustizia

Soddisfatte le famiglie delle vittime, che erano parte civile nel processo: “È il coronamento di anni di indagine di lavoro difensivo, della procura e delle forze dell’ordine per arrivare alla giustizia contro le immunità dietro le quali per anni si sono nascosti gli imputati, in modo particolare Troccoli”, spiegano Mario Angelelli e Arturo Salerni, legali di parte civile dei familiari dei desaparesidos.

“La speranza è che la sentenza di oggi diventi definitiva in Cassazione – aggiungono -. Un ciclo giuridico si chiude perché il collegio ha riconosciuto il reato di omicidio ed è questo risultato che ha dato una svolta al processo”.

(LaPresse/di Alessandra Lemme)

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