Qualunquismi in salsa tricolore

Se è vero che in Democrazia gli eletti e gli elettori si somigliano essendo intimamente legati dal voto, se ne dovrebbe dedurre, allora, che l’antidemocratico Salvini è espressione di milioni di cittadini

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

E’ breve ma a dir poco rumorosa la storia delle “sardine”, il movimento giovanile di protesta anti Salvini che sta cercando di porsi come argine al centrodestra nelle prossime elezioni regionali in Emilia. Abbiamo più volte affrontato, dalle colonne di questo stesso giornale, i motivi di carattere politico ed ideologico che spingono molti ragazzi di sinistra a riunirsi nelle piazze del Belpaese per contestare, dall’alto della loro presunta superiorità morale e del maggiore tasso di democraticità, il truce Salvini. Eppure il “Matteo leghista” non è espressione di poteri occulti e di forze reazionarie, è invece depositario di un mandato elettorale libero, espresso da una fetta di popolazione che, quando vota a destra, pare debba perdere, chissà perché, la sovranità che pure normalmente viene riconosciuta dalla Magna Carta e dal buon senso.

Se è vero che in Democrazia gli eletti e gli elettori si somigliano essendo intimamente legati dal voto, se ne dovrebbe dedurre, allora, che l’antidemocratico Salvini è espressione di milioni di cittadini che, a loro volta, proprio in virtù di questo legame, dovrebbero essere ritenuti anch’essi di dubbia inclinazione democratica. Insomma: ci ritroveremmo innanzi a forze reazionarie che apprezzano chi fomenta l’odio politico di massa e che mirano a conculcare la democrazia ed a minare la base della pace sociale sulla quale si fonda la Nazione. Non oso immaginare chi possa essere tanto sconsiderato da pensare di poter utilizzare le “sardine” come un diffuso deterrente contro Salvini cercando, in tal modo, di sfruttarne voti e capacità di contestazione al leader del Carroccio. E lasciamo stare che alle spalle del neonato movimento ci sia un 32enne bolognese, laureato in scienze politiche che collabora per una rivista legata all’ex premier Romano Prodi!! Oso però definire questo “movimento” come un nuova espressione del qualunquismo e del populismo che prospera in tutti i settori sociali ed è radicato in diverse generazioni di italiani. Un paradosso politico, quello che si sta realizzando in questi giorni, che porta i nuovi “qualunquisti” a contestare il vecchio qualunquismo della Lega e, perché no, del M5S: un gruppo di manichei portati a contrastare l’odio sociale che Salvini spargerebbe con altrettanta odiosa faziosità di giudizio!! Eppure è di appena qualche anno fa la nascita di un analogo movimento, quello grillino, miseramente naufragato alla prova dei fatti (e del governo), ma impostato su analoghe basi identitarie: niente politica, niente valori, niente idee su modelli di Stato e di Economia, nessun idealità. Insomma il pensiero debole che fa circonvoluzioni intorno al nulla sociale e politico e si afferma come elemento di generico contrasto all’esistente. Sanculotti ben vestiti, che tra un happy hour ed un salto in discoteca, hanno deciso di darsi un tono rivivendo l’ebbrezza della contestazione. Mancano ancora le parole d’ordine (ma non i piccoli leader che già si fanno spazio in tv) e la banalità di un eloquio che nulla spiega e tutto risolve con l’elisir della novità fine a se stessa. Sarà che appartengo al giurassico, alla preistoria politica, ma se la memoria non mi inganna quello che si raduna nelle piazze italiane sotto il simbolo del “pesce azzurro”, ha connotati già noti in passato.

Queste mute sardine d’Italia sono parenti di altri manifestanti: il popolo viola, i girotondini, quelli del’arcobaleno pacifista ed infine gli anti-casta. Purtroppo per loro tutti i predecessori sono nati e vissuti solo per contestare l’ascesa politica dei leader del centrodestra. Prima Silvio Berlusconi, oggi Salvini. I motivi erano sempre gli stessi e gli slogan furono coniati in uno con le infiltrazioni degli “agit-prop” e dei gruppettari vetero comunisti. Vedrete, proprio come i loro antenati, anche le “sardine” saranno indirizzate contro il sistema capitalistico e contro le forze politiche di destra (ma anche di una parte della sinistra ritenuta inaffidabile) giudicate pericolose per la democrazia. Se la storia è maestra di vita come ci ha insegnato Cicerone nell’antica Roma, gli esiti di questa moda finiranno allorquando i dante causa ed i beneficiari politici della contestazione vorranno riprendersi il controllo delle piazze. Antonio Gramsci, grande uomo politico comunista che pagò con il carcere (e la vita) la propria idealità, scrisse: “Odio gli indifferenti”. Tradotto: la politica è un doveroso servizio da rendere alla collettività, impegno per il bene comune e l’emancipazione sociale. Credo che oggi Gramsci innanzi alla pochezza di contenuti politici dei grillini e delle sardine scriverebbe “odio gli ignoranti”.

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