Quirinale, Di Maio dice no al voto anticipato. Salvini: “Draghi? Lo voterei domani”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Matteo Salvini

ROMA“Molte forze politiche parlano di Quirinale perché vogliono elezioni politiche anticipate fra quattro mesi. E questo non è un bene per il Paese”. Luigi Di Maio interviene a gamba tesa sulla corsa al successore di Sergio Mattarella e pur rivolgendosi a tutte le forze politiche in campo, sembra “dire a nuora perché suocera intenda”. Insomma, pur smentendolo in diretta tv, sembra evidente che la replica del ministro degli Esteri si rivolga al suo leader Giuseppe Conte che proprio ieri, intervistato da Lucia Annunziata, non ha “escluso” che il premier Mario Draghi posso andare ad occupare il soglio più alto di Roma.

“Siamo ancora in piena campagna vaccinale, la lotta al coronavirus non è finita, il Pnrr con tutte le riforme che stiamo avviando, è da realizzare”, scandisce. “E’ troppo presto, stiamo solo bruciando i nomi migliori facendo questo gioco del toto nomine, a cui io non voglio partecipare”, avverte. Un messaggio in bottiglia che, leggendo tra le righe, non nasconde l’insofferenza, emersa in tutto il Movimento 5Stelle e che Di Maio raccoglie, verso la partita che Conte sta giocando sul Quirinale.

Prima Paolo Gentiloni poi il capo del governo, un gioco che non piace alla galassia pentastellata, che vede sventolare in modo ancora più deciso lo spauracchio della chiamata alle urne prima della fine della legislatura. Senza contare, questo il malessere nei gruppi di Camera e Senato 5Stelle, che il neopresidente sembra non voler condividere le mosse, tantomeno la linea da tenere sul tema. E’ indiscutibile la frattura sul dossier Colle, sul quale un folto numero di parlamentari – tra cui i governativi – vorrebbe tenere Draghi a palazzo Chigi (assicurando così il termine naturale della legislatura) e magari tentare la carta del Mattarella bis.

Sul fronte opposto, quello del centrodestra, Matteo Salvini frena: “Se mi chiedono se Draghi sarebbe un buon presidente della Repubblica, rispondo che lo voterei domattina. Ma sul Quirinale gli scenari cambiano ogni momento. Draghi è certamente una risorsa per il Paese, ma non so se voglia andarci”. E su questo scenario, il leader della Lega non ha dubbi: “Anche se ci andasse, non credo che ci sarebbero le elezioni anticipate”.  

Affermazioni che non si sposano con la candidatura di bandiera della coalizione, stretta nel sostenere Silvio Berlusconi per la corsa al palazzo dei Papi. La dichiarazione di fedeltà e lealtà è stata messa nera su bianco proprio la scorsa settimana a Villa Grande, durante il vertice Lega e Forza Italia, ma che non esclude dunque un cambio di strategia qualora il premier decidesse di scendere in campo.

Nella giostra del Quirinale, interviene anche Giovanni Toti, a cui non piace la strategia degli schieramenti: “Se si pensa che tutto sia scontato, dal voto per il Quirinale all’appartenenza alla coalizione, siamo sulla strada sbagliata. Italia Viva ha idee liberali che spesso superano le mie. Proprio non ce li vedo, Renzi e i suoi, a convivere con la decrescita felice dei grillini e con certe politiche di Articolo 1 o di Leu. Lo stesso si può dire di Calenda. Rappresenta la visione di un Paese aperto, liberale, che vuol competere nel mondo globalizzato”. E mentre Toti vuole aprire il dialogo a Renzi e Calenda, Giovanni Rotondi è convinto che Berlusconi “possa farcela” anche perché, sostiene, “ha apprezzamenti insospettabili nel Partito democratico e persino nel Movimento 5 stelle e in Leu”. Il tutto e il contrario di tutto, come rileva Osvaldo Napoli: “Di confusione sotto quel cielo ce n’è anche troppa ma la situazione è tutt’altro che eccellente. A me sembra pessima”.

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