Quirinale: faccia a faccia Conte-Salvini, sul piatto anche il futuro del governo

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse in foto Matteo Salvini, Giuseppe Conte

ROMA – La clessidra corre veloce in attesa dell’inizio delle votazioni per la scelta del nuovo Capo dello Stato. Anche i contatti tra i leader diventano sempre più frequenti, e a volte sorprendono. Come quello tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, all’inizio della legislatura alleati di ferro nel ‘governo del cambiamento’, poi ‘nemici’ giurati dopo la crisi provocata dall’ex ministro dell’Interno nell’estate 2019 e ora di nuovo insieme nell’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.

Divisi, ma uniti dalla necessità di eleggere un nuovo presidente della Repubblica, possibilmente non facendosi trascinare dalle correnti. Così Conte e Salvini si ritrovano, faccia a faccia, da soli, per un’ora: come non accadeva dai tempi del governo gialloverde. Nel frattempo ne è passata di acqua sotto i ponti. Oggi entrambi si ritrovano a gestire la leadership dei rispettivi partiti con la assoluta necessità di non sbagliare un colpo, figurarsi passaggi fondamentali come il Colle.

Il borsino vede le quotazioni di Mario Draghi in ascesa, ma dalle parti del Carroccio preferirebbero lasciarlo lì dov’è, a Palazzo Chigi. Anche Conte, più volte, ha lasciato intendere che la sua preferenza sarebbe far continuare l’esperienza di governo al suo successore, nonostante da una parte dei gruppi parlamentari siano arrivate indicazioni diverse, soprattutto per un Mattarella bis. Eventualità che il diretto interessato, però, ha sempre escluso.

Ecco perché, non appena si diffonde la notizia del vis a vis scattano le prime indiscrezioni: Conte nega di aver parlato di nomi con Salvini, mentre dalla Lega il mood che trapela è di tutt’altro tenore: un “incontro cordiale” dopo pranzo, in centro, a Roma, durante il quale “hanno parlato di Quirinale e di governo, chiarendo i propri punti di vista”. E un’unica certezza, ribadita da Salvini a Conte: il centrodestra è e resterà compatto in tutte le votazioni.

Da fonti del M5S, poi, trapela che l’incontro rientra a pieno titolo nel tentativo che Conte prova a mettere in atto per “trovare un nome condiviso” per il Quirinale. Intenzione di cui l’ex premier ha parlato mercoledì mattina nel vertice con gli alleati dell’area progressista, Enrico Letta e Roberto Speranza, espressa poi nei tweet-fotocopia pubblicati dai tre al termine del confronto. Conte cerca un’ampia convergenza soprattutto per “evitare una crisi di governo”, ma – spiegano da ambienti pentastellati – è comunque consapevole che l’operazione non è facile.

Lo stesso leader Cinquestelle, poi, intercettato dai cronisti qualche ora dopo il faccia a faccia con Salvini, spiega che “non si è parlato di nomi, piuttosto di schemi politici”. L’obiettivo è “allargare lo spettro del confronto, perché abbiamo bisogno di un presidente autorevole che sia più possibile rappresentativo di uno schieramento delle forze in Parlamento”. In poche parole: “Non possiamo eleggere un Presidente di parte o rappresentativo di una sola parte politica”.

E quando gli viene chiesto se il segretario del Carroccio gli abbia detto qualcosa sulla candidatura del Cavaliere al Colle, risponde senza esitazioni: “Mi risulta che il centrodestra abbia in programma un incontro dove si confronteranno. A me su Berlusconi non ha detto niente”. L’impressione è che l’incontro non abbia prodotto i risultati sperati, ma il tempo scorre e da lunedì si vota.

“Dopo il vertice del centrosinistra, col presidente Conte abbiamo incontrato Salvini per provare a lavorare a una ipotesi di un profilo istituzionale per il Quirinale che possa ricevere consensi oltre gli steccati”, dice il capogruppo M5S alla Camera, Davide Crippa. Che all’inevitabile domanda su Draghi risponde: “Per noi oggi, il vero problema, ma soprattutto quello dei cittadini, è come affrontare le emergenze legate alla pandemia, le urgenze del Pnrr a cui si aggiungono i rincari dell’energia. Come diamo risposte ai cittadini? Cambiando tutto dall’oggi al domani e lasciando aperto il cantiere per tre, quattro mesi?”. Ecco perché il dirigente pentastellato, quando gli viene chiesto di un eventuale Mattarella-bis non ha dubbi: “Nel caso in cui ci fosse una convergenza di tante forze politiche, sarebbe un’ipotesi da tenere in considerazione”.(LaPresse)

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