Racket delle pompe funebri: 30 arresti a Bologna

Coinvolti impresari ma anche infermieri dei due principali ospedali della città

BOLOGNA – E’ stata effettuata questa mattina una maxi operazione dei carabinieri della compagnia locale. I militari dell’Arma sono entrati in azione riuscendo a smantellare due cartelli di imprese di pompe funebri che controllavano le camere mortuarie dei principali ospedali cittadini. Stiamo parlando del ‘Sant’Orsola’ e del ‘Maggiore’ dove le imprese in questione erano riuscite ad aggiudicarsi una sorta di monopolio per i servizi funebri.

L’operazione contro il racket delle pompe funebri

Il risultato dell’intervento dei carabinieri parla chiaro: 30 le misure cautelari eseguite e 43 le perquisizioni effettuate con un numero totale di 300 militari. Ingente anche il patrimonio sequestrato che ammonta a 13 milioni di euro dislocato tra le province di Bologna, Modena, Ferrara, Rimini e Gorizia. È stata la procura della Repubblica di Bologna, diretta dal procuratore capo Giuseppe Amato, a dirigere le indagini che hanno consentito di sgominare quella che di fatto può essere considerata a tutti gli effetti una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e riciclaggio. I due cartelli che gestiscono servizi funebri, secondo quanto raccolto dagli investigatori, erano organizzati a tal punto da dividersi i servizi stessi espletati nelle camere mortuarie dell’Ospedale Maggiore e del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. Questo aveva consentito loro di ottenere il monopolio in tal senso distruggendo la concorrenza di altre imprese.

Il ruolo fondamentale degli infermieri negli ospedali

Dalle indagini, peraltro, sarebbe emerso che nelle operazioni svolte c’erano anche gli infermieri dei due nosocomi bolognesi i quali avrebbero svolto il ruolo di collante tra i familiari dei defunti con i referenti delle agenzie di pompe funebri. Una sorta di lavoro di rappresentanza in cui le imprese venivano definite efficienti, economiche e soprattutto facili da contattare e i nuovi clienti indirizzati agli uffici per le pratiche. Un’organizzazione a delinquere, dunque, fatta di ‘mazzette’ e guadagni in nero. Tutto, o quasi, alla luce del sole con i vertici delle imprese pronti a gestire ogni minimo particolare di questa attività.

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