Reddito di cittadinanza al via con il caso aperto dei navigator

ROMA – L’ora X è arrivata, ma per la rosa del M5S pronta a sbocciare c’è ancora più di una spina. Il 6 marzo è il d-day per il reddito di cittadinanza: potranno iniziare a richiedere la misura bandiera pentastellata tutti i potenziali beneficiari tramite Poste, Caf e il sito ufficiale www.redditodicittadinanza.gov.it.

Con i Centri di assistenza fiscale l’intesa è arrivata al fotofinish, ma rimane una criticità: il nodo navigator. I tutor, che dovranno seguire i richiedenti alla ricerca del lavoro, nei piani iniziali dovevano essere 10mila: 6mila assunti a livello centrale da Anpal e 4mila dalle Regioni.


Con gli enti locali, manca un’intesa

Senza questa stretta di mano, non si può far partire il bando. “La trattativa con il governo sui navigator è in corso. Di Maio ha fatto una controproposta offrendo 4.500 unità destinate a rafforzare i centri per l’impiego delle sole Regioni che ne hanno più bisogno – spiega la coordinatrice della commissione Lavoro della Conferenza delle regioni, Cristina Grieco -. Noi rimaniamo contrari, si provocherebbe comunque il caos negli uffici”.

La volontà è quella di evitare l’afflusso di un “esercito di precari” che entrerebbe nei Centri per l’impiego con “grossi problemi organizzativi”. Le Regioni propongono da tempo di assumere direttamente tutti i tutor a livello locale con un contratto a tempo indeterminato, evitando il quizzone su cui punta il governo.

Cosa succede senza un accordo? Nessuno esclude l’ok last minute, ma senza un’intesa o una modifica al testo, l’avvertimento di Grieco è chiaro: “Ci sono Regioni che, se fosse questo testo finale e non venissero accolte le richieste, ricorrerebbero. E la Toscana lo farà“. Se tutto va bene, quindi, i super tutor arriveranno non prima di maggio, mese cruciale per il reddito.

Nonostante quanto assicurato ultimamente, i primi pagamenti arriveranno infatti solo tra due mesi, perché serve tempo per accogliere le domande e aspettare le verifiche dell’Inps. Sarà l’Istituto di previdenza a controllare i requisiti e comunicare al cittadino quando ritirare la card con l’importo spettante.


Rimane il neo distributivo della misura

La scala di equivalenza adottata dal reddito svantaggerebbe le famiglie numerose. “I single costituiscono il 47,9% delle famiglie beneficiarie del RDC (626mila) e riceveranno, in media, un sussidio annuo di 4mila 485 euro (82,4% del reddito)”, mette nero su bianco l’Istat.

Maggiormente rappresentate le famiglie al Sud (il 9% delle residenti accederanno al beneficio), mentre circa un terzo dei beneficiari del reddito avrà l’obbligo di sottoscrivere il Patto per il Lavoro. Tradotto nel concreto, due percettori su tre potranno usare la propria card senza alcun vincolo occupazionale.

Sicuramente c’è tempo per migliorare la neonata misura, anche se le Europee incombono: i primi effetti devono vedersi in tempo o per il M5S sarà un’estate di fuoco.
(LaPresse)

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