Riforma Giustizia, Cartabia: “Draghi vuole andare fino in fondo”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 22-07-2021 Roma Politica Conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi Nella foto Marta Cartabia, Mario Draghi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 22-07-2021 Rome (Italy) Politics Press conference of the Prime Minister Mario Draghi In the pic Marta Cartabia, Mario Draghi

Roma – La riforma del processo penale “si muove nella direzione di attuare principi costituzionali come la ragionevole durata del processo. L’eccessiva durata dei processi è un problema del nostro Paese che dobbiamo risolvere. Lo esige la Costituzione e lo esigono principi europei. Ma soprattutto lo dobbiamo ai nostri cittadini, che patiscono i danni di una giustizia lenta. L’obiettivo di questa riforma è arrivare a sentenze definitive in tempi rapidi. Dopo un reato, è fondamentale garantire l’accertamento pieno dei fatti e delle responsabilità. E questo deve avvenire nei tempi giusti. C’è poi anche una ragione contingente: questa riforma è un impegno preso con l’Europa come condizione per ricevere i finanziamenti del Recovery fund”. Lo dice la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, durante un forum organizzato da ‘Repubblica’, di cui oggi, nell’edizione in edicola, c’è il resoconto completo.

“La posta in gioco era molta alta, e questo si avvertiva in ogni richiesta di modifica, anche di una virgola: la partita politica si preoccupava delle proprie bandierine, ignorando i contenuti della legge”, spiega Cartabia. “L’obiettivo della riforma è far arrivare a conclusione nel merito ogni – e ribadisco ogni – processo. Quanto ai reati per mafia, già nella prima bozza approvata l’8 luglio, c’era un’attenzione particolare. Questo perché nel nostro ordinamento ci sono regole dedicate per i reati gravi. Non a caso si parla di ‘doppio binario’. Quindi è stato del tutto naturale prevedere da subito regole diverse. L’improcedibilità, ad esempio, era già esclusa per i reati puniti con l’ergastolo. I processi di mafia sono trattati con priorità anche per la presenza di imputati detenuti. Se poi si considerano i dati di durata media dei processi nelle Corti d’Appello possiamo dire che il pericolo di mandare in fumo, come si suol dire, i processi di mafia non c’è mai stato – sottolinea ancora la Guardasigilli -. In ogni caso, a fronte di preoccupazioni manifestate da più parti, abbiamo previsto una norma transitoria, per l’entrata in vigore con tempi più lunghi e abbiamo introdotto un nuovo sistema: proroghe rinnovabili, ma sempre motivate e sempre impugnabili in Cassazione. Stiamo attenti, non si tratta di processi senza limite, ma proroghe rinnovabili solo con un’ordinanza motivata. Il giudice cioè si assume la responsabilità di dire che ha bisogno di più tempo”.

Sulla riforma sono arrivate le critiche di una parte della magistratura. “Nessuna zona di impunità. Assolutamente nessuna”, mette in chiaro la ministra. “Io ho anzitutto incontrato le forze politiche, perché è noto che la nostra riforma va a innestarsi sul ddl Bonafede ereditato dal governo precedente – dice Cartabia -. In seguito, c’è stato il lavoro della commissione di esperti presieduta da Giorgio Lattanzi, grandissimo magistrato penalista, presidente della Corte Costituzionale; con lui c’era anche Ernesto Lupo, già presidente della Corte di Cassazione. Inoltre, la Commissione era composta da magistrati, avvocati, professori. Hanno ascoltato tutti i principali attori, a cominciare dalla magistratura. Sulla base delle loro conclusioni e delle mie convinzioni, mi sono confrontata ancora con le parti politiche. Certo il confronto c‘è stato prima ed è continuato. Non solo abbiamo ascoltato da subito i magistrati, ma abbiamo continuato a farlo anche dopo, e io non ho avuto alcuna difficoltà ad accogliere i loro suggerimenti, tant’è che ora il presidente dell’Anm dice che parte delle loro preoccupazioni si sono un po’ allentate. Si è giunti qui per via del contesto politico che conosciamo. Io stessa ho dovuto accettare questa formula mista di prescrizione, per cercare una strada praticabile nel contesto dato. Mi sono convinta però che questa scelta possa funzionare bene nel concreto”. E conclude: “La determinazione del presidente Draghi di andare fino in fondo per me è stato un fattore decisivo. E questa riforma è stata veramente voluta da tutti, per cui non chiamatela ‘riforma Cartabia’. L’ostacolo, il volto della politica nel momento in cui smette di ragionare sul problema concreto da risolvere”.

(LaPresse)

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