Rischio idrogeologico, I Comuni chiamati a dividersi 15 miliardi

Fra le zone sotto osservazione ci sono la piana del Volturno, la penisola sorrentina e il territorio fra le province di Caserta e Benevento

NAPOLI – Quindici miliardi: a tanto ammonta la “fetta” di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinata ad arginare il rischio idrogeologico. La Campania è fra le regioni italiane maggiormente esposte e i Comuni non possono perdere l’occasione offerta dal Pnrr per affrontare i problemi ambientali. Dalla piana del Volturno a quella del Sarno, passando per la penisola sorrrentina e l’area al confine fra le province di Caserta e di Benevento, le zone a rischio idrogeologico sono diverse, ma ogni ente deve capire su quali progetti puntare e chiedere al ministero i finanziamenti relativi. Va sventato qualsiasi tentativo di tagliare fuori i centri interessati: in tema ambientale, nei giorni scorsi ha fatto rumore la “dimenticanza” del ministro per il Sud Mara Carfagna, che ha tenuto un incontro in videoconferenza con i rappresentanti di 40 Comuni rientranti nella Terra dei fuochi per preparare il Contratto istituzionale di sviluppo, ma non vi ha incluso centri come Aversa, Lusciano, Parete, San Cipriano, Sant’Arpino.

La questione ambientale trova spazio nel Pnrr con la “Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica”: è quella dotata di più fondi, con 69,96 miliardi in tutto sui 235,14 del piano. Di questi, 59,33 sono quelli del Pnrr vero e proprio, in quanto provenienti dal Recovery Fund, la parte maggioritaria di Next Generation Eu. Vanno aggiunti un miliardo e 300 milioni di React Eu e 9,32 miliardi del fondo complementare governativo che affiancherà i fondi europei. Questi finanziamenti servono per realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il green deal europeo. Oltre ai fondi per il contrasto al dissesto idrogeologico, ci sono stanziamenti per la riforestazione, l’utilizzo efficiente dell’acqua e il miglioramento della qualità delle acque interne e marine.

Inoltre, iniziative per l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare, programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili, lo sviluppo della filiera dell’idrogeno e la mobilità sostenibile. In agenda anche azioni volte al risparmio dei consumi di energia tramite l’efficientamento del patrimonio immobiliare pubblico e privato. I sindaci campani dovrebbero quindi mettere da pare la loro tradizionale scarsa attenzione alle tematiche ambientali e rivendicare il loro ruolo.

La terza componente più importante della missione del Pnrr sull’ambiente riguarda la tutela del territorio e della risorsa idrica. A questa sono destinati 15,37 miliardi, di cui quasi tutti, 15,06 provenienti da fondi europei. Il capitolo maggiormente finanziato in questo caso è quello che si occupa del contrasto al dissesto idrogeologico. Gli 8,49 miliardi che saranno versati dovranno servire ad aiutare i singoli comuni nella messa in sicurezza del territorio. Circa 4,38 miliardi poi saranno spesi per risparmiare acqua, per esempio riducendo le perdite dalla rete idrica del 15% con il rinnovo delle tubazioni e la digitalizzazione della loro gestione.
All’economia circolare e all’agricoltura sostenibile saranno invece destinati “solo” 6,97 miliardi. Questa voce comprende sia il tema dei rifiuti sia quello di una filiera agroalimentare sostenibile. Nel primo caso è prevista per esempio la spesa di 1,5 miliardi per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti stessi. Il 60% degli interventi saranno al Centro-Sud, che è più indietro anche in questo ambito. L’obiettivo è arrivare al 65% di raccolta differenziata entro il 2035.

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