Salone libro, il bullismo dalla parte delle vittime ad Arena Piemonte

Torino, 13 mag. (LaPresse) –

“Sono stata bullizzata da quando frequentavo le elementari, un compagno mi prendeva in giro perché ero sovrappeso.

Alle medie poi, dai banchi di scuola le molestie sono passate alla rete, commenti offensivi che tutti potevano leggere e anche un falso profilo facebook, creato a mia insaputa perché io all’epoca i social non li usavo, a me piaceva studiare e al massimo su internet facevo le ricerche”.

Sono le parole di Flavia Rizza, una giovane studentessa universitaria, per anni vittima di bullismo e cyberbullismo, che al Salone del Libro di Torino è venuta a raccontare la propria esperienza, partecipando all’evento ‘Bulli e pupe’, organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte per indagare su un fenomeno sempre più diffuso, che tocca soprattutto giovani e giovanissimi, con conseguenze spesso devastanti per il loro equilibrio psicologico.

“Mi sono chiusa in me stessa – ha proseguito – avevo perso fiducia negli altri, non avevo più interessi, stavo male. Fino a quando non ho deciso di chiedere aiuto ai miei genitori e ho incontrato la Polizia di Stato con la campagna ‘Una vita da social’. Così ho capito che la mia storia era la storia di tanti altri ragazzi.

E ho scoperto che alcune volte i bulli riescono a chiedere scusa”.

Quali sono gli indizi comportamentali per riconoscere una vittima di bullismo e cyberbullismo? Come si può trovare la forza per ribellarsi e in che modo le istituzioni, la scuola e le famiglie possono intervenire? Queste le domande alle quali hanno provato a rispondere gli ospiti dell’incontro, oltre a Flavia, la vicepresidente del Consiglio regionale Angela Motta, Alessandro De Cillis, presidente del Corecom Piemonte, Matteo Lancini, psicoterapeuta, presidente dell’associazione Minotauro e autore di testi sull’educazione famigliare, Barbara Guagliumi, insegnante dell’istituto Alvaro Modigliani di Torino che ha aderito al progetto del Miur Generazioni Connesse. Ha moderato la giornalista Maria Teresa Martinengo della Stampa. Ad introdurre il tema, un estratto della rappresentazione teatrale che la compagnia 3001 ha portato in giro per le scuole superiori piemontesi (progetto nato in collaborazione con la Consulta giovani per far riflettere i ragazzi e aiutarli).

Motta ha ricordato “quanto il ruolo delle istituzioni sia fondamentale per lavorare insieme alla scuola e alle famiglie nell’intercettare il disagio delle vittime, ma anche dei bulli, dietro i cui comportamenti aggressivi si nasconde sempre un malessere profondo”.

De Cillis ha sottolineato l’impegno del Corecom nel contrastare il fenomeno “grazie alla legge regionale che vede il Piemonte capofila e che entrerà in vigore a breve, a un anno dall’approvazione della legge nazionale 71 sul cyberbullismo”.

Lancini ha spiegato che “i bulli sono ragazzi fragili, quello che non si tollera nell’attacco all’altro non è la diversità, ma la fragilità, che appartiene a tutti ma spesso non viene accettata. Per questi giovani ritengo possano avere una grande importanza esperienze trasformative come i lavori socialmente utili, che avvicinano alle fragilità e aiutano a comprenderle e a cambiare la propria visione dell’altro.

Oggi fin da bambini si è bombardati da modelli competitivi, bisognerebbe costruire invece modelli che portino ad accettare l’insuccesso e a far i conti con l’essere adolescente”.

“Per noi insegnanti è difficile percepire i reali sintomi di un disagio, chi subisce racconta pochissimo anche a casa – ha spiegato Guagliumi – Serve instaurare un dialogo che non faccia percepire noi insegnanti come poliziotti che attaccano e sanzionano e serve collaborazione tra scuola e famiglie”.

“Ai ragazzi con cui parlo dico di aprirsi con genitori e insegnanti e di denunciare – ha concluso Flavia Rizza – da adolescenti pensiamo di essere grandi e poter fare le cose da soli, ma invece abbiamo bisogno di avere fiducia negli adulti e farci aiutare da loro”.

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