Salvare il pianeta con la nostra dieta

La campagna del Wwf: cibo locale e di stagione, più verdure e meno sprechi

NAPOLI – Salvare la Terra a partire dalla nostra dieta. In questi giorni si parla di insicurezza e crisi alimentare provocate dal conflitto in Ucraina e nell’Ue è stata avanzata la proposta di coltivare anche il 4% delle aree destinate alla conservazione della natura, una scelta che tuttavia farebbe aumentare la produzione alimentare europea solo dell’1% causano al contempo danni importanti per flora e fauna. Le aree destinate alla conservazione della natura non sono improduttive, ma sono fondamentali per rendere produttive tutte le altre superfici agricole, in quanto producono e mantengono i servizi ecosistemici indispensabili per l’agricoltura stessa, come la conservazione degli insetti impollinatori che hanno necessità di queste aree naturali per la loro alimentazione e riproduzione. La scelta più saggia per venire incontro alla carenza di risorse, ma senza danneggiare la Terra, è modificare la propria dieta in ottica ‘green’. Sicurezza alimentare è infatti anche fare le scelte giuste e noi consumatori possiamo avere un ruolo centrale. Con il motto #DoEatBetter il Wwf ha pubblicato il Manifesto della sua campagna Food4Future, dove sono indicate tutte le sfide che dobbiamo affrontare con urgenza e che richiedono l’attivazione di noi cittadini, delle aziende e delle istituzioni, scegliendo ognuno di fare da subito la propria parte.

FOOD4FUTURE


L’obiettivo della campagna Food4Future è quello di modificare i sistemi agroalimentari, dalla produzione al consumo, per renderli più resilienti, più inclusivi, più sani e più sostenibili, tenendo conto delle necessità umane e dei limiti del pianeta. Il cibo è la principale leva in grado di garantire la salute dell’uomo e la sostenibilità ambientale sul pianeta. Tuttavia il cibo sta minacciando sia le persone sia la Terra. Oltre 800 milioni di persone continuano a non avere quantità di cibo sufficienti, mentre un numero doppio o assume quantità smisurate di cibo. Una dieta ricca di frutta, verdura e, in generale, di alimenti di origine vegetale è il pilastro delle diete sane ma anche di quelle più sostenibili per l’ambiente. La Dieta Mediterranea, globalmente riconosciuta come l’esempio per eccellenza di dieta sostenibile, è a rischio di estinzione. Il Wwf promuove con la sua campagna l’adozione di una dieta principalmente a base vegetale e l’approvazione di una norma che impedisca l’importazione in Ue di prodotti causa di deforestazione e distruzione di ecosistemi. Altro obiettivo è ridurre fino a eliminare le perdite lungo le filiere, in campo e in mare ed eliminare gli sprechi domestici.

CIBO LOCALE E DI STAGIONE


I comportamenti personali degli individui hanno un enorme potere di mitigare i danni ambientali e promuovere processi più sostenibili che proteggano ambiente e salute. Scegliendo modelli alimentari più sostenibili, le emissioni di gas serra e l’uso del suolo si potrebbero ridurre fino al 70%, mentre si dimezzerebbe il consumo di acqua. Entro il 2050, con diete più concentrate sui prodotti locali e di stagione e soprattutto con un minor consumo di alimenti di origine animale, potremmo liberare diversi milioni di chilometri quadrati di terra e ridurre le emissioni globali di CO2 fino a 8 miliardi di tonnellate all’anno.

ACQUA DA PRESERVARE


Le nostre scelte possono fare la differenza. Un pasto sostenibile richiede all’incirca mille litri di acqua rispetto ai circa tremila di un solo pasto meno sostenibile, molto ricco di proteine animali e cibi non di stagione. Avvicinandoci a periodi di maggior rischio di siccità sarebbe importante considerarlo ogni volta che scegliamo cosa mettere nel carrello. Una buona notizia è che proprio gli cibi meno vantaggiosi per l’ambiente sono anche i meno salutari, che dovremmo consumare con maggiore parsimonia.

PESCA ‘VERDE’


La pesca eccessiva, distruttiva e illegale è una delle minacce più gravi per gli ecosistemi marini. Su scala globale il 34% degli stock ittici è sovrasfruttato (nel Mediterraneo questa percentuale sale al 75%) e il 60% è pescato al limite delle proprie capacità di rigenerarsi. Per questo occorre attenzione anche quando facciamo la spesa in pescheria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome