Scuola: si spinge per nuove regole. Costa: “In Dad solo i non vaccinati”

Basta con i tamponi per chi è asintomatico, anche a scuola. Si resta in classe anche se la Regione finisce in zona rossa e si mandano in Dad solo gli studenti non vaccinati

Foto Paolo Righi / LaPresse in foto Andrea Costa Sottosegretario di Stato alla Salute

ROMA – Basta con i tamponi per chi è asintomatico, anche a scuola. Si resta in classe anche se la Regione finisce in zona rossa e si mandano in Dad solo gli studenti non vaccinati. Sono queste le proposte che il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, intende portare avanti nei prossimi giorni perché, spiega, “lo scenario sta cambiando in positivo, quindi anche le regole devono adeguarsi”.

“Stiamo andando verso un alleggerimento delle misure”, assicura il sottosegretario che precisa: “Siamo all’inizio di questo percorso e l’aspetto fondamentale è continuare a cercare costantemente la condivisione con le Regioni”. A tal proposito Costa non vede di buon occhio quelle che definisce “fughe in avanti” da parte dei territori e che, non soltanto “non sono utili”, ma “possono alimentare la confusione nei cittadini”.

Punto fermo: la scuola aperta, che “è un messaggio di fiducia e di speranza”. E, soprattutto, “un segnale tangibile di un Paese che non vuole tornare a chiudere”. E anche se il virus, soprattutto nella variante Omicron, sta circolando tantissimo, la didattica in presenza “è una questione di credibilità e di fiducia nei confronti delle scelte fatte finora”. Anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha ridimensionato la situazione tra i banchi: “Abbiamo finito la prima settimana e il famoso disastro che doveva esserci non c’è stato”, ha sottolineato.

Per cui, adottando “le dovute cautele” e “senza abbassare la guardia”, secondo Costa bisogna “garantire la scuola in presenza e cercare di semplificare le regole e le norme di accesso”.

Inoltre, “dobbiamo considerare che per la fascia 12-19 anni l’80% dei ragazzi è vaccinato: questo non può non fare la differenza e io sono per tenere in classe tutti coloro che si sono vaccinati”, prosegue Costa che precisa: “la Dad è inevitabile solo per i più piccoli quando ci sono contagi, perché loro sono ancora molto scoperti”, conclude il sottosegretario, secondo il quale le lezioni a distanza dovrebbero comunque essere riservate a “coloro che volontariamente decidono di non sottoporsi alla vaccinazione”.

Una proposta che, però, non entusiasma Agostino Miozzo, già coordinatore del Cts e consulente del ministero dell’Istruzione, che a LaPresse ribadisce che questa possibilità rischia di generare “un meccanismo di discriminazione difficile da digerire”. Il riferimento è soprattutto ai tanti 10-12enni “che non sono vaccinati magari perché a casa ci sono uno o entrambi i genitori che sono contrari alla loro vaccinazione”.

E poi, come fa notare l’infettivologo Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive al Policlinico Gemelli e consulente di Ema, i bambini e i ragazzi, anche con le scuole chiuse “continuerebbero a socializzare, magari praticando sport, vedendo gli amici, accompagnando i genitori nei negozi dei centri commerciali e in tante altre attività”.

“Semmai – conclude Cauda – bisogna accelerare con le vaccinazioni anche nella classe di età 5-11 anni”. In questa fascia d’età, infatti, i bambini che hanno completato il ciclo vaccinale (con prima e seconda dose o dose unica) sono 147.834, ovvero il 4.04%. Quelli che invece hanno ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid sono 874.071, ovvero il 23,91% del totale.

di Giusi Brega

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