Sei omicidi in tre mesi, Manfredi: “Napoli non è fuori controllo”

NAPOLI – Quello che è avvenuto nella notte tra domenica e ieri nei pressi degli chalet a Mergellina, ovvero una delle aree della movida più frequentate durante i fine settimana, è il sesto omicidio che si è consumato sul territorio del capoluogo partenopeo. Non sono neanche finiti i primi tre mesi del 2023 eppure a Napoli la lista dei decessi per morte violenta continua ad allungarsi. Vittime di camorra, ammazzati dopo una lite e addirittura un uomo morto in commissariato per impedire che uccidesse un agente di polizia e il patrigno. Nonostante questo, il sindaco Gaetano Manfredi ieri non si è mostrato scosso più di tanto.

E, nel commentare l’ennesimo omicidio, quello del giovane Francesco Pio Maimone (nel riquadro), ha dichiarato: “Napoli non è assolutamente una città fuori controllo”. Ragion per cui “chiederò più controlli nelle ore notturne – ha proseguito – ho già sentito il questore. Solleciterò anche il prefetto per chiedere una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio”. Parole sentite e risentite, buone per ogni occasione, che perdono di senso dinanzi ai fatti. E’ sotto gli occhi di tutti, e noi che facciamo cronaca lo sappiamo bene, che Napoli è tutt’altro che una città ‘normale’. Sei omicidi in meno di tre mesi significano due al mese, quando in territori ad alta densità criminale come pure è la vicina provincia di Caserta, se ne contano due all’anno.

Con la faida di Pianura che si è riaccesa tra i Carillo-Perfetto e gli Esposito-Calone-Marsicano, con la guerra di camorra a Soccavo tra i Vigilia e i Grimaldi, tornati nel quartiere per metterlo a ferro e fuoco, e con gli scenari a Ponticelli che mutano continuamente, con gli spari tra la folla nelle zone della movida, giusto per attenersi ai fatti di cronaca più rilevanti accaduti nei primi due mesi e mezzo del 2023, ci vuole coraggio nel dire che la città non è fuori controllo. La speranza è che Manfredi lo trovi anche per attuare soluzioni. Perché è vero che un sindaco da solo non può certo risolvere il problema, ma almeno vederlo sarebbe auspicabile. La sensazione è che il primo cittadino viva completamente distaccato dalla realtà, evidentemente abituato agli ambienti privilegiati universitari che ha sempre frequentato. Del resto, questi giovani che cadono come birilli sul campo di battaglia che è Napoli, l’Università non la vedono neanche in cartolina, abituati come sono a diplomarsi molto prima nella ‘scuola della strada’. Non è il capitale umano giusto con cui il sindaco era abituato a confrontarsi, ma sono suoi concittadini. E sono un problema anche suo.

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