Spadafora sui diritti civili e delle donne: “Il ddl Pillon non arriverà mai in aula”

Il sottosegretario 5 Stelle svela a "Cronache": "C'è un nuovo tavolo con il Carroccio al quale sono invitate anche le opposizioni"

Foto Matteo Piras / LaPresse In foto Vincenzo Spadafora

NAPOLI (Anastasia Leonardo) – Che si trattasse di forze politiche del tutto diverse era chiaro, ma che Lega e Movimento 5 Stelle si ritrovassero a dover litigare su tutto, quotidianamente e anche più volte in un giorno, vista la sponsorizzazione dell’utilità del contratto a garantire l’azione e la stabilità di governo, era impensabile. Dopo aver battagliato, da posizioni del tutto opposte, o assecondato gli ‘alleati’ su temi come immigrazione, legittima difesa e flat tax, lo scontro si sposta sul piano dei diritti civili. Proprio il sottosegretario pentastellato alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora torna a ribadire, dal convegno contro la violenza sulle donne a Giffoni Valle Piana con la deputata Anna Bilotti, il no del Movimento al ddl Pillon.

Onorevole qual è la posizione del Movimento sul disegno di legge del senatore leghista Simone Pillon?

Il provvedimento Pillon non arriverà mai in Aula. Bisogna scrivere un nuovo testo, che probabilmente prenderà anche qualcosa di buono, ma molto poco, per andare incontro ai temi del diritto di famiglia, ma non come aveva pensato Pillon. Sui diritti civili non possiamo permetterci passi indietro. Lo dico da rappresentante di un governo all’interno del quale ci sono sensibilità diverse su questi temi. E proprio per questo motivo dobbiamo tenere ferma la barra sapendo che su certi temi non si torna indietro. Se oggi siamo una società tutto sommato culturalmente aperta lo dobbiamo anche alle battaglie fatte negli anni dalle donne nel nostro Paese e nel mondo. Ciò che dobbiamo fare oggi è preservare quanto di positivo è stato conquistato e consentire alle nostre generazioni di compiere passi in avanti in termini di civiltà e democrazia.

Ma allora perché il ddl Pillon non è già stato ritirato? E’ una delle critiche mosse dall’opposizione.

E’ giusto che le opposizioni chiedano il ritiro, se fossimo opposizione probabilmente la nostra richiesta sarebbe la stessa. Ma io non credo che l’aspetto importante sia questa. Quello che conta è che c’è il nostro impegno a non permettere che il testo, così com’è, venga discusso e men che meno approvato. C’è un nuovo tavolo Lega-M5S al quale sono invitate anche le opposizioni.

Dopo l’approvazione del ‘codice rosso’ state lavorando ad un piano nazionale contro la violenza sulle donne, di che si tratta?

Il piano nazionale contro la violenza sulle donne che stiamo scrivendo prevede solo per il 2019 un impegno di 37 milioni di euro. Prevediamo di istituire per la prima volta un fondo nazionale di sostegno alle donne vittime di violenza. In questi mesi ne ho incontrate molte e tutte mi dicevano la stessa cosa. Cioè che non avevano reagito per paura. Non avevano gli strumenti per poter, dalla sera alla mattina, decidere di lasciare casa con i propri figli che spesso e volentieri assistono agli atti di violenza e questo perché non avevano risorse a disposizione. La giustizia ha i suoi tempi e molto spesso qualsiasi iniziativa arriva dopo anni, invece serve mettere le vittime immediatamente nelle condizioni di agire e intraprendere un percorso di denuncia sentendosi protette dallo Stato e non in pericolo o abbandonate. Le forze dell’ordine impegnate nel soccorso immediato, svolgono un lavoro straordinario. Ma ciò nonostante resta il fatto che per intraprendere il percorso di denuncia vero si fa fatica. Ci stiamo confrontando con le Regioni e con le associazioni delle donne che in questi anni hanno lavorato a fianco delle vittime e conoscono meglio di noi gli strumenti che possono essere utili. Ci sono regioni come il Piemonte che hanno già sperimentato alcuni meccanismi per poter sostenere queste donne. Resta il tema fondamentale dei centri antiviolenza che hanno svolto un lavoro importante in questi anni, ma intorno al quale si è fatta spesso polemica ritenendo che non tutti fossero all’altezza del ruolo assegnato.

Rispetto a questa polemica e visto lo stanziamento di ingenti risorse economiche cosa intendete fare?

Abbiamo richiesto una mappatura precisa dei centri antiviolenza di concerto con Istat e Cnr. Abbiamo voluto analizzare regione per regione quanti centri antiviolenza esistono, quante sono le case rifugio. Quali caratteristiche possiedono e che tipo di lavoro svolgono. I dati li presenteremo subito dopo Pasqua. Abbiamo finalmente dei dati precisi e degli elementi per poter dire in quali regioni questo sistema funziona meglio e in quali deve essere intensificato. L’altra parte dei fondi andrà ai centri antiviolenza, non saranno finanziamenti a pioggia, ma saranno calibrati sulla reale necessità di ogni Regione. Abbiamo proposto e ottenuto insieme ai ministeri della Difesa e dell’Interno che si facciano dei corsi ulteriori di formazione e specializzazione per le forze di polizia e gli operatori che ad ogni livello devono intervenire sulla base di gestione della vittima di violenza.

Una delle critiche che si pone più spesso al Movimento è quella di non essere ‘competente’.

Siamo alla prova del nove. Ci dicono spesso che non siamo in grado di guidare un Paese complesso come l’Italia. Io non credo. Penso che, a piccoli passi, con passione e decisione, stiamo facendo un buon lavoro mettendoci anche grande competenza. Veniamo da storie diverse ma di impegno civile forte sul territorio e stiamo portando avanti una voglia di azione concreta determinata dall’ascolto dei territori e dei cittadini che possono svolgere un grande ruolo: aiutare il governo a capire come lavorare meglio su questi temi.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome