Stellantis, Tavares: “Le fabbriche italiane costano di più. Scelte? Ne parliamo a fine 2022”

Un anno per la fusione fra Fca e Peugeot-Psa in Stellantis

Carlos Tavares (AP Photo/Michel Euler)

TORINO – La fusione fra Fca e Peugeot-Psa in Stellantis compie un anno. Il ceo, Carlos Tavares, in un’intervista al Corriere della sera si dice “molto” soddisfatto. “Soprattutto nel contesto del 2021, un anno complicato. Abbiamo dovuto affrontare la crisi dei semiconduttori, l’inflazione delle materie prime e la crisi del Covid. Abbiamo creato una nuova organizzazione e una nuova governance in un’azienda che ora è molto più grande; ci siamo riusciti in un lasso di tempo molto breve con i risultati notevoli che conoscete per la prima metà dell’anno”, sottolinea.

Un anno fa, “ho notato che in Italia il costo di produzione di un’auto era significativamente più alto, a volte il doppio, rispetto alle fabbriche di altri paesi europei, nonostante un costo del lavoro più basso. Questo ha a che fare con l’organizzazione della produzione, che va migliorata. Se applichiamo all’Italia le buone pratiche che esistono nel nostro gruppo, l’Italia stessa avrà un buon potenziale. Un problema particolare che la riguarda è il prezzo fuori misura dell’energia. Abbiamo avuto una discussione estremamente virulenta con i fornitori di energia su questo punto. Rispetto ad altri Paesi in cui siamo, salta all’occhio”, evidenzia Tavares.

‘Ma i problemi dei costi si stanno risolvendo?’ “Ci vuole tempo, ne riparleremo a fine 2022. Qualsiasi approccio brutale sarebbe stato inopportuno, bisogna prima analizzare e capire”. Per quanto riguarda la creazione di impianti di batterie, Tavares afferma che “per ora, di deciso c’è una gigafactory in Francia, un’altra in Germania e stiamo negoziando con il governo italiano, su Termoli, ma non abbiamo ancora concluso”.

Sull’approccio alla transizione energetica della Ue e sul fatto che Peugeot, Opel, Fiat venderanno solo auto elettriche nel 2030, precisa: “Rispettiamo le leggi e quindi combatteremo per essere i migliori con i fattori che ci vengono dati, o imposti. Ma l’elettrificazione è una tecnologia scelta dai politici, non dall’industria. C’erano modi più economici e veloci di ridurre le emissioni. Il metodo scelto non permette ai costruttori auto di essere creativi per trovare idee diverse. È una scelta politica”. La nostra battaglia “ora è volta a limitare l’impatto dei costi supplementari del 50% dell’auto elettrica. Significa avere in 5 anni aumenti di produttività del 10% medio all’anno, mentre l’industria automobilistica in Europa raggiunge di norma tra il 2% e il 3%. Vedremo tra qualche anno quali produttori saranno sopravvissuti e quali no. Tra 10 o 15 anni conosceremo anche i risultati reali dell’elettrificazione nella riduzione delle emissioni. Per dirla semplice, non guardare l’intero ciclo di vita delle auto elettriche è riduttivo. Non va perso di vista che ci saranno conseguenze sociali e rischiamo di perdere la classe media, che non potrà più comprare auto. Quindi è presto per dire se l’approccio europeo è ragionevole”.

(LaPresse)

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