Studio Murena: i pionieri del ‘Jazzcore’ aprono il concerto dei Red Hot Chili Peppers

Il sestetto milanese parla dell' incontro con Flea e Chad dei Red Hot Chili Peppers: "E' stato surreale"

Gli Studio Murena


NAPOLI – Capostipiti italiani di un nuovo sound che attinge dal jazz, dall’elettronica e che trova nel rap il linguaggio che contraddistingue la loro narrazione, gli Studio Murena sono una band più unica che rara sulla scena musicale. Il progetto della band nasce nel 2018 a Milano ed è composta da ben sei membri: Amedeo Nan (chitarra), Giovanni Ferrazzi (elettronica, sampler), Lorenzo “Carma” Carminati (voce), Marco Falcon (batteria, percussioni, cajon), Matteo Castiglioni (pianoforte, sintetizzatori) e Maurizio Gazzola (basso elettrico, synth bass).

Dopo aver aperto il concerto dei Red Hot Chili Peppers a Milano, gli Studio Murena hanno raccontato a ‘Cronache’ il loro percorso artistico.

La cover dell’album “WadiruM”

Con la frase “The Jazzcore era is coming” avete annunciato ‘WadiruM’, il vostro nuovo album. Cosa intendete con il termine “Jazzcore”?
Maurizio: “Il termine nasce con una vena un po’ provocatoria. Unisce due termini: “jazz”, notoriamente legato alla ricerca del suono e all’improvvisazione e “hardcore” legato invece all’aggressività. Volevamo differenziare il nostro nuovo album dai lavori precedenti e crediamo che “jazzcore” sia il termine adatto, abbastanza riassuntivo e d’effetto”.

Vi vengono spesso mosse delle critiche perché cinque di voi provengono dal Conservatorio di Milano. Voi stessi avete dichiarato di essere lontani da ogni forma di snobismo ed elitarismo, tipici di artisti con percorsi simili al vostro. Come riuscite a mantenere equilibrio? Pensate sia importante farlo?
Lorenzo: “Escludere anziché includere non fa proprio per noi. Siamo convinti di voler ampliare la nostra sonorità e crediamo che questo si veda anche dai numerosi featuring che abbiamo fatto in ‘WadiruM”. Non abbiamo nessuna intenzione di essere i ‘paladini’ della musica ricercata. Cerchiamo solo di fare musica, non abbiamo lo scopo di insegnare niente a nessuno”.


Lo scorso 26 maggio avete presentato dal vivo ‘WadiruM’ al MiAmi di Milano. Subito dopo, il 2 giugno, avete aperto il concerto dei Red Hot Chili Peppers agli I-Days. Quando studiavate al conservatorio, avreste mai pensato di raggiungere questi traguardi come band?
Amedeo: “Ne parlavamo proprio ieri. Fino a due o tre anni fa neanche immaginavamo di poter arrivare cosi avanti con il nostro progetto. Aprire il concerto dei Red Hot Chili Peppers, beh…che ne parliamo a fare? Li abbiamo visti e non cisembrava reale. Abbiamo incrociato Flea (bassista dei Red Hot Chili Peppers) che non si è praticamente mai tolto il basso di dosso. Ci siamo subito presentati dicendo semplicemente: “Ciao, siamo la band che ha suonato prima di voi”. Flea ci ha chiesto come fosse andata, è stato molto gentile. Li c’era anche Chad Smith (batterista dei Red Hot Chili Peppers). E’ stato surreale. Sono delle vere rockstar, niente da dire.”


Lorenzo: “Pensa che due giorni dopo ho incontrato Chad Smith in piazza Duomo a Milano. Con il mio inglese impacciatissimo sono riuscito a dirgli che avevamo suonato prima di lui. Sono stato rapidissimo ma si è subito creata un po’di gente e sono andato via”.


‘WadiruM’ è stato prodotto da Tommaso Colliva, già vincitore di un Grammy con i Muse. Ha collaborato con i Calibro 35, oltre che con una marea di nomi importanti della musica italiana ed internazionale. Vi siete sentiti in qualche modo sotto pressione?
Lorenzo: “Per la figura di Tommaso Colliva e dei Calibro 35 sentiamo una sorta di revenzialità. Sederci con Tommy e parlare con lui di musica in studio è stato fantastico. Per quanto riguarda la pressione…gli Studio Murena vivono di pressioni. Fare musica per noi è sempre un atto complesso e di confronto, essendo in sei, ma ci siamo abituati.”.


Avete collaborato con tantissimi artisti in ‘WadiruM’: Ghemon, Laila Al Habash, Arya, Paolo Fresu, Enrico Gabrielli. Cosa vi ha spinto a scegliere loro?
Maurizio: “Ognuno di loro, a suo modo, interpreta una parte del nostro sound, della nostra visione musicale. Ghemon è stato uno dei primi motori del nostro progetto. Appena uscita “Arpa e Tamburo”, ha scelto di inserire il nostro brano in una sua playlist su Tidal. Da li, abbiamo avuto occasione di vederci e conoscerci. Anche grazie a lui abbiamo incontrato poi Tommaso Colliva. Con Laila e Arya ci siamo conosciuti ‘sul campo’. Incredibile poi lavorare con Paolo Fresu, Enrico Gabrielli”.


Quindi ci sarà un prossimo album?
“Si, speriamo di si. Stiamo pensando a come impostarlo. Puntiamo alla scena internazionale stavolta”.

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